Cultura e Spettacoli

Trasgressione e arte Tutto Tinto Brass da Botticelli a Hitchcock

In mostra le fotografie scattate da Salis sui set del trasgressivo "maestro dell'eros"

Trasgressione e arte Tutto Tinto Brass da Botticelli a Hitchcock

Se avesse ceduto alle sirene sessantottine o mantenuto fermo il proposito di un cinema impegnato, certamente ci saremo persi il più celebrato regista italiano di un erotismo talora confinante con la pornografia. Ma Tinto Brass è troppo aristocratico per sposare cause a lui lontane, anche se davvero la sua filmografia annovera, tra gli altri, anche un western con Philippe Leroy Yankee (1966) - e quella prima riflessione su sesso e potere nella Germania nazista Salon Kitty (1975) - che ha anticipato la svolta cui deve la fama. Tinto le ha davvero spogliate tutte: la matura e burrosa Stefania Sandrelli ne La chiave (1983) perché gli interessa «il démon du midi, quando la sensualità brucia e divampa perché si sa che sono le ultime cartucce», la maggiorata Serena Grandi, e ancora Francesca Dellera, Debora Caprioglio, Claudia Koll...

Spesso contestato dalle femministe per una visione troppo evidente della donna come oggetto, in realtà Tinto offre una sessualità allegra, naturale, senza peccato e senza morale. Se c'è qualcuno a farci la figura del fesso, è proprio il maschio, ridotto a puro guardone passivo, ma d'altra parte ogni forma d'arte, cinema in particolare, altro non è se non riflesso del nostro spirito voyeurista. In un corto più recente, Brass rende omaggio a L'origine du monde di Courbet, il quadro dipinto nel 1865 grazie al quale abbiamo accettato, da allora, di inserire l'erotismo esplicito nel sacro luogo del museo. Seguendo tale logica va benissimo che le foto di scena dei film di Brass siano oggi esposte in una galleria d'arte, la Ono di Bologna, giovane ma specializzata nelle contaminazioni linguistiche. Dietro c'è la macchina fotografica di Gianfranco Salis, nato a Roma nel 1949, cresciuto a Cinecittà con il paparazzo Tazio Secchiaroli sui set dei nostri più grandi registi, da Fellini a De Sica.

Prima di cominciare la collaborazione con Brass, durata decenni, Salis si è specializzato nei ritratti femminili, alcuni diventati vere e proprie icone: Claudia Cardinale, Laura Antonelli, le pornostar Moana Pozzi e Ilona Staller... Salis ammette di essersi molto divertito a lavorare con il talento animalesco di Brass, rivelandone però anche l'aspetto forse meno evidente di sensibilità e cultura. In effetti l'obiettivo del fotografo di scena, molto critico sulla sostituzione dell'analogico con il digitale, aggiunge quel tocco di sapienza coloristica, ai limiti del pittoricismo, che lo avvicinano al mondo dell'arte. Negli scatti presenti in mostra ammiriamo l'elegia del corpo femminile, in particolare sul lato B, da sempre ossessione di Tinto. Con rimandi al Rinascimento botticelliano, ai giochi di specchi in Giulio Romano, ai capricci veneziani settecenteschi.

In più, i maliziosi camei del regista-guardone, sigaro stretto tra le labbra, in un gioco che cita Hitchcock, in versione serenamente peccaminosa.

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