Cultura e Spettacoli

Tre storie per raccontare l'Iran di oggi

Nel film in concorso a Venezia "Ghesseha", della veterana Rakhshan Banietemad, l'Iran non è un paese distante

Tre storie per raccontare l'Iran di oggi

Un regista, un tassista, un pensionato, nella crisi economica e sociale dell’Iran di oggi. Che però, nel film in concorso “Ghesseha” della veterana Rakhshan Banietemad, non è un paese distante, lontano, rispetto, per esempio, al nostro paese. Potresti cambiare i volti degli attori ma leggere la stessa incertezza del presente (figuriamoci del futuro) che accomuna, come una livella, tutti gli strati della società.

Il film si muove attraverso una serie di “storie” (come recita il titolo) in cui la regista pedina i suoi protagonisti per mostrare frammenti di vita che raccontano di problematiche molto più vaste (un po’ come accade in un altro bel film iraniano presentato proprio ieri alla Settimana della critica, “Melbourne” di Nima Javidi che verrà distribuito nelle sale da Microcinema, in cui curiosamente ritroviamo gli stessi due attori protagonisti, Payman Maadi e Negar Javaherian).

C’è il marito che ha versato acqua bollente sul volto della la moglie che irrompe in un centro di accoglienza per riportarla a casa, c’è il pensionato che si scontra con una burocrazia impossibile per avere il rimborso delle spese mediche anticipate, ci sono due tassisti che scoprono mondi femminili in un abitacolo. Sullo sfondo Teheran, una metropoli come tante, popolata e anonima allo stesso tempo. Anche se la regista, che ha avuto non poche difficoltà per realizzare il film, addebita la crisi economica del suo paese esclusivamente all’embargo internazionale: “E’ una situazione che penalizza soprattutto il popolo iraniano. I nostri bambini malati di cancro o di sclerosi multipla stanno pagando le conseguenze dell’embargo perché non si possono curare.

Mi dispiace dire questo ma quando ci si accorgerà che le decisioni internazionali ricadono sempre e solo sul popolo?”.

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