Cultura e Spettacoli

Trionfo con «She is Funny that Way»

da Venezia

Peter Bogdanovich torna a Venezia trenta e passa anni dopo avervi vinto il Premio della Critica con Saint Jack (1979) e averne inaugurato un'edizione con E tutti risero (1981). «Era il luogo al mondo preferito dalla mia cara madre viennese e come figlio sono giunto alla stessa conclusione». Il Festival ricambia questo attestato d'amore e fa di She is Funny that Way , presentato ieri alla Mostra fuori concorso, il film con più risate durante la proiezione e applausi calorosi alla fine. Un trionfo, tanto più gradito per chi era ormai considerato sì un classico, ma di quelli che avevano perso lo smalto e non avevano più nulla da dire.

Settantacinque anni, genitori europei (l'Austria materna, la Serbia paterna) che emigrarono negli Stati Uniti alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Bogdanovich fa idealmente parte di quella generazione del Vecchio continente che adattò al Nuovo mondo la «sophisticated comedy» fra gli anni Venti e gli anni Quaranta. È insomma uno nato in ritardo rispetto al proprio tempo e con in più la convinzione che il meglio, scritto e filmato, fosse stato già detto e fatto e ai registi che arrivavano dopo non restasse altro che una sorta di «operazione nostalgia»: riprendere, riadattandoli, temi e modi, recuperare modernamente luoghi e situazioni, rinverdire copioni e musiche.. Bisogna essere molto intelligenti per non prendersi per geni incompresi, e ci vuole molta umiltà e cultura per non accontentarsi di copiare e lasciare comunque la propria impronta. Bogdanovich è intelligente, umile e colto nella giusta misura.

She is Funny that Way ( È divertente così com'è ) è un concentrato delle sue cose migliori. C'è il regista appassionato del proprio lavoro di Rumori fuori scena , l'investigatore più interessato ai sentimenti che ai colpevoli di E tutti risero , il mondo della prostituzione di Saint Jack , la strampalata follia femminile di Ma papà ti manda sola ?, la passione per la vita vissuta al cinema o in teatro di L'ultimo spettacolo . Tutto però è come nuovo, vecchie battute recuperate con la grazia sapiente di chi sa che nulla è più inedito del già detto, l'eterno aprirsi e chiudersi di porte d'albergo come tante entrate e uscite dalla realtà, le nevrosi, le ossessioni, i tic e i tabù di chi spera sempre che domani sarà un altro giorno, proprio come la fabbrica dei sogni cinematografici gli ha insegnato.

Il risultato è questa commedia brillante, dove ragazze squillo con la vocazione dell'attrice incontrano registi con la vocazione del benefattore, si scontrano con psicologhe castratici che odiano i loro pazienti, fanno innamorare anziani giudici che senza sesso non sanno più giudicare, amoreggiano con giovani sceneggiatori che ancora ubbidiscono ai genitori... Il tutto in un turbinare di corna, equivoci, escort d'oltrecortina alle prese con i primi rudimenti dell'inglese, attori seduttori in balia del proprio ego, coppie in disarmo e coppie in via di formazione.

Owen Wilson, Jenifer Anniston, Kathryn Hahn, Imogen Poots, Rhys Ifans e il resto del cast si prestano meravigliosamente a una ronda divertente quanto surreale dove i cinefili possono perdersi, tanti sono i rimandi e gli ammicchi e il pubblico normale bearsi tanto tutto suona naturalmente nuovo.

Una festa.

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