Cultura e Spettacoli

"La tv che piace a tutti non piace solo ai critici del quartierino"

Paolo Del Debbio non ci sta alla bocciatura di "Quinta colonna" da parte di Aldo Grasso: "Contano i numeri e il gradimento"

Paolo Del Debbio
Paolo Del Debbio

A muso duro. Senza giri di parole. Ma con quella tipica ironia da toscano. Come si faceva nei caffè letterari che a inizio Novecento diventavano teatri di stroncature e repliche feroci, Paolo Del Debbio risponde al critico tv Aldo Grasso: «Sai già quello che scrive, è sclerotico». Nella rubrica domenicale che sigla sul Corriere della Sera , il più celebre dei critici italiani ha ridotto il talk show Quinta Colonna su Retequattro a una sola parola e via andare: «Populismo». Detto per inciso, da due settimane Quinta Colonna è il talk show più visto e seguito nel ring della cronaca e della politica in tv. Più di Giannini e Floris. Più di Santoro. «Ma questo a lui non importa».

Da dove partiamo, Del Debbio?

«Dalla libertà di critica».

Appunto qui c'è stato un giudizio.

«Ma quando il giudizio è sempre lo stesso, non è il giudizio di un critico libero. Gli altri possono fare quello che vogliono, cambiare, migliorare, crescere, piacere ai telespettatori ma lui scriverà sempre lo stesso e stroncherà immancabilmente con il machete . Allora non è un critico, è un ideologo».

Frontale.

«Tanti hanno paura di lui e se ne stanno buoni buoni anche di fronte a stroncature faziose e senza rispetto. Io no. Io credo che la critica debba essere attenta e andare oltre i pregiudizi. Anche trattando la nuova fase di Retequattro, che ottiene ottimi risultati di share in tante fasce. Invece Grasso va sempre giù duro con posizioni che sono sempre incatramate dal pregiudizio. Ad esempio ci sono canali che, secondo le sue recensioni, non hanno mai trasmesso un brutto programma, mai nulla di sbagliato, tutto nuovo e vincente. Le sembra possibile?».

Quali canali?

«Qualsiasi lettore attento se ne può accorgere. Quindi viene un sospetto».

Lo dica.

«Non è che quando una cosa è popolare allora gli fa schifo proprio perché è popolare ossia piace a tanta gente? Dopotutto, diciamocela tutta, per valutare un programma contano anche i numeri, i risultati d'ascolto e il gradimento del pubblico».

Li riassuma.

«Da due settimane Quinta Colonna è il talk più visto in Italia e la striscia quotidiana Dalla vostra parte si sta avvicinando ai risultati della Gruber che va in onda alla stessa ora su La7: lei è bravissima e lavora molto bene».

Però...

«Però ad Aldo Grasso tutto ciò non importa. Perciò sono molto, molto arrabbiato. Oltretutto il Corriere della Sera e il suo direttore Ferruccio de Bortoli sono spesso molto attenti ai cambiamenti, alle sfumature, alle novità non soltanto politiche ma anche televisive e di costume. Grasso è invece immobile».

Soluzioni?

«Bisognerebbe adottare la strategia che si usa con i “bobby” inglesi quando trascorrono troppo tempo nello stesso quartiere. Dopo un po' cominciano a conoscere tutti e a rischiare di essere condiscendenti in certe situazioni oppure distratti in altre. Allora li trasferiscono in una zona diversa. Bisognerebbe fare così con certi critici televisivi del quartierino. Anzi, quasi quasi...».

Quasi quasi?

«Mi sono accorto che ormai Grasso è una risorsa sprecata. Bisognerebbe lanciare un appello al presidente Mattarella perché gli faccia fare televisione. Oddio, quel critico in passato ha già provato con la radio ma i risultati non sono stati certo positivi. Magari con la tv potrebbe andargli meglio».

A «Quinta Colonna» sfilano politici, giornalisti e ospiti della società comune. Chi è stato quello che le è piaciuto di più?

«Tutti coloro che raccontano la propria storia. Le persone comuni, quelle che nessuno conosce. Io farei un monumento all'Ospite Ignoto.

E alla sua guardia ci metterei il critico del quartierino».

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