Cultura e Spettacoli

La tv del futuro tra web e fake news

Confalonieri: "Più responsabilità anche per Google e Fb. Basta anonimato"

La tv del futuro tra web e fake news

E così tra una chiacchiera e l'altra sul futuro della televisione, Fedele Confalonieri conferma un'indiscrezione circolata per molto tempo: Maria De Filippi stava per lasciare Mediaset alla volta del network Discovery. «Ci avete fatto sborsare un sacco di soldi», butta lì scherzosamente il presidente Mediaset alludendo allo sforzo economico che si è dovuto fare per trattenerla e rinnovarle il contratto con Canale 5. Confalonieri, con quell'inciso, ha fatto un esempio di come è cambiato in pochissimo tempo il panorama televisivo italiano, con l'aumento esponenziale della concorrenza interna, come mostra l'espansione di Discovery che ormai ha la forza e l'appeal per portarsi via Crozza da La7 e per provare, appunto, a conquistare la De Filippi. Una concorrenza, una frammentazione e uno spostamento sul web così forti che per i manager è difficilissimo prevedere le formule giuste anche a breve termine.

È stato questo il tema del convegno organizzato dal quotidiano Il Foglio che si è svolto ieri sera al Teatro Franco Parenti a Milano sul futuro della televisione con gli interventi dei vertici dei network più importanti. «In questo mondo che cambia così velocemente, con questa grande confusione su internet, con le fake news, le notizie false che circolano in rete - riflette Confalonieri - il punto più importante resta la responsabilità editoriale cui dovrebbero attenersi anche gli editori di Facebook e di Google. E a questa va aggiunta la lotta all'anonimato che permette a chiunque di scrivere cose vergognose senza metterci la faccia». Confalonieri, che non ha voluto parlare della questione Mediaset-Vivendi, ha ricordato che il settore negli ultimi anni ha perso il 40% dei ricavi, per cui «oggi i programmi li fanno i contabili», mentre «prima producevamo contenuti migliori», del resto «1,5 miliardi di euro gli over the top, cioè la visione via internet, ce li portano via, e siamo costretti a farne i conti».

Anche per Antonio Campo Dall'Orto, direttore generale Rai, il fattore più difficile è la previsione a lunga scadenza: «Noi siamo alle prese con il rinnovo della concessione pubblica, il contratto tra lo Stato e la Rai, e pianificare cosa accadrà nei prossimi dieci anni è veramente molto complesso. La prossima frontiera sarà la realtà virtuale. Noi, che scontiamo un grande ritardo tecnologico, ci stiamo muovendo verso la creazione di una media company, unico grimaldello per restare in campo a livello industriale. La nostra fiche sul tavolo è Raiplay, che abbiamo da poco ammodernato e lanciato». La responsabilità è un tema caro anche a una televisione giovane, nell'ambito del nostro paese, come Discovery, editore tra gli altri del Nove, Real Time e DMax: «Il punto più importante per noi è intercettare il gusto del consumatore, i suoi bisogni - dice Marinella Soldi, ad di Discovery Italia - e per fare questo non è sufficiente l'Auditel, ma bisogna osservare dati e comportamenti diversi, tenendo ben presente il controllo di cosa si manda in onda.

La debolezza del sistema italiano è la lingua che crea molta difficoltà nell'esportazione dei prodotti, la risorsa principale è la creatività».

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