Cultura e Spettacoli

«La tv del giorno d'oggi non dà spazio ai giovani»

Lodovico Terzi

In fin dei conti il cambiamento è parte intrinseca della nostra vita. Accade a noi, all'animale domestico che risente dei segni della vecchiaia, e anche alla nostra cara televisione. Ed è con Paola Perego, una delle più apprezzate conduttrici del Bel Paese, che parliamo di quest'ultimo cambiamento, e non solo.

La televisione è cambiata; secondolei non era più affascinante prima?

«Ma quale fascino! Quando io ero ragazzina, si trasmetteva solo di giorno e verso sera le trasmissioni cessavano, lasciando la tv sostanzialmente morta; infatti è rimasto in mente a tutti il terribile A letto dopo Carosello!. Ora invece abbiamo una grandissima quantità di mezzi che ci permettono di comunicare, informare e rendere più completo il servizio, rendendo nettamente più affascinante il nostro lavoro»

Nel panorama televisivo ci sono possibilità per i giovani?

«No, non ci sono possibilità, ma non perchè non ce ne siano effettivamente. Parlando dell'ambito femminile, quando io ho iniziato eravamo veramente in poche, perchè veniva richiesta una certa preparazione, senza la quale poco potevi fare. Invece oggi si bada di più all'aspetto fisico, perchè ci sono ruoli che prima non c'erano, e questo porta molte ragazze a non impegnarsi, senza pensare realmente al futuro. Almeno fino a questa nuova generazione, che è molto diversa dalle precedenti».

In che senso è diversa?

«Perchè i giovani di oggi stanno riscoprendo i valori di ieri. Hanno relazioni perlopiù monogame, sono gelosi del partner e danno molto peso al merito lavorativo e all'impegno. Lo vedo nei miei figli e nei loro amici, che comunque programmano la loro vita in modo più conscio di noi genitori».

E come mai?

«Grazie ad una sorta di ribellione che la mia generazione ha avuto con quella precedente. Prima in casa comandavano mamma e papà, e noi non potevamo parlare. Ora invece è l'opposto, e, scherzando, noi genitori siamo schiavi dei nostri figli. Ma è pur sempre un cambiamento stupendo».

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