Cultura e Spettacoli

Vezzoli: "La Rai degli anni '70 era pura arte"

La star presenta la mostra sulla tv pubblica che si terrà alla Fondazione Prada

Vezzoli: "La Rai degli anni '70 era pura arte"

A cinque anni andava in spiaggia con Il Manifesto sottobraccio, dati i genitori intellettuali. Poi, però, per fortuna le nonne di Francesco Vezzoli, bresciano classe 1971, uno degli artisti contemporanei italiani tra i più affermati a livello internazionale, gli facevano guardare la tv. Mina e la Carrà, Pasolini e Amanda Lear, Patty Pravo e Alberto Lupo e, insomma, le icone pop del piccolo schermo che allora popolavano le sue fantasie, ora trasformate in un progetto in collaborazione con la Rai. TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai s'intitola la mostra ospitata dalla Fondazione Prada nella sua sede di Milano, dal 9 maggio al 24 settembre. Concepito come una sequenza di associazioni visive, il percorso espositivo ideato da M/M (Paris) si basa sull'incontro tra dimensione spaziale e temporale, che combina una successione di documenti immateriali, provenienti dalle Teche Rai e accostati alla materialità di dipinti, sculture e installazioni. Nella mostra la televisione pubblica italiana viene osservata dall'artista come una forza di cambiamento sociale e politico, in un paese sospeso tra il ribellismo degli anni Settanta e l'edonismo degli Ottanta. Una potente macchina di produzione culturale, in grado di formare l'identità di un popolo tramite programmi di qualità e collaborazioni con registi del calibro di Bernardo Bertolucci, Federico Fellini, Ermanno Olmi e i fratelli Taviani. «La Rai è la nostra storia. Batte le ore della nostra infanzia e adolescenza», spiega Vezzoli, ieri affiancato dai vertici di Viale Mazzini durante la presentazione del suo lavoro. Indagando i codici della comunicazione visiva in tre sezioni, la mostra presenta estratti dei telegiornali dell'epoca, a testimonianza degli anni di piombo segnati da stragi di stato e proteste sociali. E questa è la parte che più ha emozionato la presidente Rai Monica Maggioni, che ha definito la Rai di quell'epoca «il luogo dove si sono incrociati destini, racconti e percorsi: emozione allo stato puro».

Per il direttore generale Rai Campo Dall'Orto, si è trattato di «un decennio con luci ed ombre, dove la Rai ha fatto cultura collettiva: l'ultimo decennio di tv informativa, prima delle tv commerciali e il momento del passaggio alla tv a colori».

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