Cultura e Spettacoli

Violante Placido si racconta: "Io vittima di bullismo nelle scuole Usa"

"Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia"

Violante Placido si racconta: "Io vittima di bullismo nelle scuole Usa"

Violante Placido si è raccontata in un'intervista alla giornalista Candida Morvillo sul Corriere della Sera, raccontando alcuni aspetti molto privati della propria vita, come ad esempio le difficoltà che ebbe da bambina, quando si trovò a frequentare la scuola negli Stati Uniti, a Los Angeles.

"Pur nella condizione privilegiata di figlia di attori ed emigrante di lusso, mi sentivo diversa: ero la straniera stralunata, che si vestiva strana, parlava strano e nessuno voleva essermi amico!, racconta l'attrice, che rivela anche: "Le altre ragazzine già si depilavano, alcune portavano lenti a contatto colorate. Io ero intimidita, impaurita, e troppo orgogliosa per fare il primo passo".

La figlia di Michele Placido ha affrontato anche il momento in cui ha capito di essere diventata vittima di bullismo, in un periodo in cui ancora questo fenomeno esisteva, senza avere un nome: "Mi facevano piccoli ricatti, sottili violenze psicologiche, non fisiche. Il rappresentante di classe aveva il compito di fare l’appello e mi faceva mettere in punizione per ritardi minimi. Oppure qualcuno m’invitava al cinema, ma a patto che lo facessi copiare in spagnolo, in cui ero la prima della classe. Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia".

E alla giornalista che le chiede come insegna al figlio di tre anni a relazionarsi con queste dinamiche, l'attrice risponde: "Per ora, Vasco è solare, giocherellone e ha un suo senso di giustizia innato: una volta, un amichetto ha strappato un gioco a una bambina e lui è intervenuto, ha detto “ridaglielo, è suo”. Cerco innanzitutto di essere io per prima rispettosa nei suoi confronti. Non puoi chiedere a un bimbo di essere giusto se il senso di giustizia glielo insegni con la coercizione.

E se gli trasmetti autostima, sarà difficile che senta il bisogno di prevaricare qualcuno".

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