Cultura e Spettacoli

Spopola negli States il film a basso costo che copia Spielberg

New YorkIl nuovo e misterioso film del regista J.J. Abrams ha fatto centro. Nel primo weekend nelle sale americane Super 8, prodotto con un budget (50 milioni di dollari) quasi ridicolo al confronto dei kolossal estivi, ha stracciato tutte le previsioni. Incassando 39 milioni di dollari, Super 8 promette di diventare uno dei film più popolari dell’estate; grazie soprattutto alla bravura di Abrams, che ha voluto girare un thriller che ricordasse i fortunati inizi di un suo grande amico: Stephen Spielberg. Quest’ultimo era alle prime armi quando, nel 1982, aveva portato sugli schermi la storia immaginaria che gli aveva tenuto compagnia, da bambino, durante il difficile divorzio dei genitori: quella di un piccolo extraterrestre, dolce e malinconico, caduto sulla terra. Con E.T., Spielberg aveva regalato ad un’intera generazione un capolavoro, sorpassando persino Guerre Stellari e aprendo la strada ad un nuovo genere di film: pellicole più personali, incentrate sulle emozioni e sulle condizioni umane dei protagonisti.
Abrams, noto per essere il creatore delle serie televisive Felicity, Alias, Lost, Fringe e per aver rilanciato la saga di Star Trek, ha voluto ricreare in Super 8 tutta i temi cari a Spielberg, che ha accettato di produrre la pellicola dopo averne letto il copione.
I primi sondaggi indicano che a correre nelle sale a vederlo siano stati gli americani over 25 (il 71% del pubblico), e non i giovanissimi. Prima incuriositi dalle immagini del film che sono andate in onda nella serata del super Bowl, e poi chiamati a raccolta, a milioni, dal tam tam di Twitter. Quest’ultimo è stato fondamentale nel lanciare il film. Avvolta nel mistero più totale, la pellicola ha scatenato il virus mentre i fan di Abrams hanno inondato la rete di teoremi sul possibile soggetto.
Il simbolo della Amblin Entertainment (la leggendaria casa di produzione di Spielberg), appare nel primo fotogramma del film. «Volevo celebrare il dna creativo di Stephen», ha spiegato Abrams, «Così facendo mi sono sentito libero di prendere in prestito molte delle sue idee, senza essere accusato di averlo copiato». La trama di Super 8 (in Italia il 30 settembre) è difatti un classico omaggio all’America di Spielberg. Il protagonista - Joel Courtney, un quindicenne al suo debutto dinematografico nei panni di Joe Lamb - vive in un paesino dell’Ohio dove, nell’estate del 1979, si diverte, con un gruppo di amici, a utilizzare una cinepresa Super 8 appunto.
Intenti a girare un movie tutto loro, il gruppo di ragazzini si trova a girare alcune immagini nei pressi di un binario. E proprio li assistono ad un clamoroso e sconvolgente incidente quando un camion si scontra contro la locomotiva in arrivo. Subito i ragazzi sospettano che l’incidente non sia stato tale e, subito dopo, strane sparizioni e misteriosi eventi iniziano ad avere luogo nella loro città. Lo sceriffo locale cercherà di vederci chiaro, scoprendo qualcosa di molto più spaventoso di quanto non avessero osato immaginare: un carico militare segreto proveniente dall’Area 51.
«Ho lasciato che i protagonisti scrivessero da soli alcune scene», ha ammesso il regista, «E mi sono divertito moltissimo. Mio figlio ha quasi 13 anni e questo film, l’ammetto, l’ho fatto anche per lui».
Già i critici definiscono Abrams, figlio d’arte che ha come padre il produttore televisivo Gerald W. Abrams e come madre la produttrice esecutiva Carol, l’erede di Spielberg.

Anche lui, come il regista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, ama sorprendere il pubblico: «Se fate attenzione in alcune immagini vedrete comparire Leonard Nimoy», ha sorriso parlando del vulcaniano Spock di Star Trek.

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