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Il rientro di Milito: problema per gli altri

Mazzarri aspettava solamente il giorno del suo ritorno. Il tridente con Palacio e Alvarez non sembra impossibile

Il rientro di Milito: problema per gli altri

Era la vigilia del derby del 24 gennaio di tre anni fa e tutti aspettavano Diego Alberto Milito, figlio di Salvator e Caterina Borelli. Primo anno all'Inter, dopo Ronaldo, Vieri, Adriano e Ibra adesso c'è lui al centro dell'attacco. Arriva, si infila le mani in tasca, sprofonda sulla sedia e fa: «Cosa c'è di più importante di un gol al Milan? Mio figlio Leandro, non c'è neppure discussione...». Agustina non era ancora nata.
Gira la voce che l'imprinting resta in quella zona del cervello e per liberartene servono sacrifici. Ma la prova più dura fu spiegare che quello era il titolo, quello era Diego senza neppure lo sforzo di chiedergli di fare outing.

Domenica a mezzogiorno, per la precisione alle 13 e 39, è rientrato dopo oltre sette mesi dalla rottura dei legamenti del ginocchio sinistro, e nel giro di venti minuti ha sfoderato la doppietta, neanche il tempo di ripulire le canne, 18' e 38'. É la popolare congiunzione astrale, la fortuna del principiante, il destino che ripaga, e ci farebbe una risata anche lui che domenica si sentiva solo felicissimo e non sapeva dire altro. Anzi no: «Devo ringraziare tantissima gente, non li posso nominare uno alla volta ma la mia famiglia sì, mia moglie Sofia e i miei figli Leandro e Agustina che mi sono sempre rimasti vicini». É proprio tornato e adesso qualcuno che gli è amicissimo sta cercando di scoprire quale tipo di problema potrà causare a Mazzarri e a un meccansimo che sta cercando l'impossibile: lui, Palacio e Alvarez è follia. Però ci è riuscito Stramaccioni, addirittura con Cassano. Stagione scorsa, quattro partite in due settimane, il 22 ottobre Inter-Catania 2-0, dentro tutti e tre, gol di Cassano e Palacio; il 28 Bologna-Inter 1-3, non c'era Cassano, Milito in gol; il 31 Inter-Samp 3-2 ritorna il trio, segnano Milito e Palacio, fine dei programmi il 3 novembre allo Juventus stadium, il trio confeziona il 3-1, doppietta di Milito, chiude Palacio.

Poi è successo l'inguardabile, ma questo è il passato e Mazzarri ha chiesto di non pensarci, anzi ha usato un linguaggio più schietto nel chiuso dello spogliatoio. E se qualcuno pensa che la guarigione del Principe gli abbia tolto il sonno, chieda pure spiegazioni. Se c'è uno della rosa che Mazzarri adora letteralmente, questo è Milito. Come si è liberato dalle stampelle è entrato nel radar del suo allenatore. Mazzarri lo trattava come se la domenica successiva Milito fosse pronto per giocare dal primo minuto, gli parlava, voleva sentire odore di calcio, lo staff medico ha certificato un recupero prodigioso. Si era spaccato tutto nel tentativo di contrastare un difensore, domenica gli hanno chiesto se lo rifarebbe: «Sempre - ha risposto -, anche ancora più lontano dalla mia area, anche sulla linea del fallo laterale». E i compagni? Qualcuno ha notato Guarin travestito da chauffeur che gli serve il 7-0? O la fatica ciclopica di Alvarez per riportarlo in vita dopo sette mesi di astinenza? L'abbraccio della squadra, Milito non si vedeva più.

Comunque dopo quell'intervista Inter-Milan 2-0, Milito al 10', il suo rientro è sicuramente un problema, per gli altri.

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