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Addio choc di Conte. Bianconeri all'anno zero

L'annuncio: "Risoluzione consensuale. Vincere costa fatica". Le divergenze sul mercato. Per la Juventus crisi al buio: Allegri, Mancini o Spalletti

Addio choc di Conte. Bianconeri all'anno zero

Finisce così. Appena prima dell'ora di cena del 15 luglio. Antonio Conte e la Juventus si separano «consensualmente», così recita il comunicato ufficiale e così recita l'addio del tecnico postato sul canale youtube della società. Di consensuale e amichevole, però, potrebbe esserci ben poco alla fine di una storia intensa, unica e probabilmente inimitabile. Perché se è vero che lo stesso presidente Andrea Agnelli ha usato parole al miele per salutare «un grande condottiero», lo è anche il fatto che mai prima d'ora un tecnico campione d'Italia si era dimesso dopo avere iniziato la nuova stagione. Invece così è andata e adesso la Juve deve fare in fretta a ripartire: trovare un nuovo tecnico - con Allegri, Mancini e Spalletti a giocarsela quasi alla pari -, rassicurare milioni di tifosi evidentemente impauriti ed esterrefatti e completare un gruppo che dovrà dimostrare di valere davvero anche in assenza del suo valore aggiunto. «Un fulmine a ciel sereno - ha commentato Buffon -. Perdiamo tanto, perché è inutile negare il valore dell'allenatore e quali sono stati i suoi meriti in questi tre anni. Però non ripartiamo da zero, assolutamente no. Noi giocatori dovremo in tutti i modi trovare il giusto senso di responsabilità per il nostro lavoro e per cercare di dimostrare che anche noi valiamo. Il patrimonio che ci ha lasciato Conte non si può depauperare in un mese: ci aspetta qualcosa anche di bello e stimolante».

Sarà. Oppure no. Quanto accaduto rasenta però l'assurdo degli assurdi. Attriti in questi ultimi mesi non erano mancati ed erano stati esplicitati a fine stagione dallo stesso Conte con espressioni anche colorite («non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro», riferendosi alla Champions League), ma dopo la conferma della società sul prosieguo del rapporto fino a giugno 2015 (lunedì 19 maggio, via twitter) davvero non si poteva pensare a una conclusione così traumatica. Invece, dopo l'incontro avvenuto lunedì sera tra l'avvocato De Rensis, legale del tecnico, e la dirigenza bianconera, qualcosa si è rotto definitivamente - magari visioni diverse sul mercato, con Vidal sulla strada del Manchester - nonostante la società avesse messo sul tavolo un rinnovo del contratto fino al 2017 a cinque milioni l'anno. La giornata di ieri non è poi servita a ricomporre un bel nulla: il video con l'addio di Conte e la lettera scritta da Agnelli sono stati ponderati a lungo, prima di venire pubblicati. «C'è stato un percorso in cui ho maturato percezioni e sensazioni che mi hanno portato a prendere questa decisione - le parole del tecnico -. Vincere è difficile e comporta tanta fatica. Alla Juventus, c'è l'obbligo di farlo e può essere più faticoso che altrove, ma chi ha dimostrato di essere un vincente sopporta meglio le pressioni. Dico grazie a tutti e confermo che il percorso fatto in questi tre anni ci deve inorgoglire: tre scudetti, due supercoppe e il record di punti non ce lo potrà togliere nessuno. Il mio domani? Ci penserò domani». Magari la Nazionale, magari no.

Se ne va così, Conte: dopo 151 partite da allenatore e 102 vittorie, 34 pareggi, 15 sconfitte, 280 gol fatti e 101 subiti. Avendo raccolto 273 punti in campionato (84, 87 e 102) con una media mostruosa di 2,39 punti a partita. Sorprendendo tutti ma proprio tutti, agendo in contropiede ma dando un seguito logico a certe parole pronunciate l'11 maggio: «I cicli di vittoria durano tre anni. Io non sono stanco, ma carico come una molla, basta un mese di vacanza per rimettersi in pista. Un anno sabbatico? Dopo due mesi, batterei la testa contro il muro. La Champions? L'ho vinta da calciatore e la vincerò da tecnico, ma farlo oggi alla Juventus non è fattibile. Se con la Juve non ci dovesse essere unità di intenti, ci lasceremmo con stima e affetto».

Due mesi e quattro giorno dopo, l'addio.

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