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Addio a Gonella, arbitrò la finale del 1978

Sfida difficile: poco calcio e tante botte tra l'Argentina dei generali e l'Olanda

di Oscar Eleni

Tifavamo per lui, l'arbitro astigiano Sergio Gonella che ci ha lasciato ieri a 85 anni, nella finale velenosa del mondiale al Monumental di Buenos Aires vinto dall'Argentina sull'Olanda dopo i supplementari. Ci rappresentava bene dopo un campionato dove l'Italia di Enzo Bearzot giocò il suo calcio migliore, più bello anche del paradisiaco trionfo madrileno al mondiale spagnolo quattro anni dopo.

Per la verità il sottoscritto e Tony Damascelli, facendo arrabbiare i nostri capi del momento, che in quei giorni erano Pilade Del Buono e Furio Lettich, due meraviglie della professione, cercando di trasmettere la sensazione agli inviati del Giornale, Grandini e Tauceri, tifavamo anche per l'Olanda senza il divino Cruijff. Era bello il calcio di Happel, la rivoluzione sul tappeto verde anche senza il premio che meritavano.

L'Argentina era prigioniera di Videla e quella finale, per Gonella, fu davvero un tormento. Cominciarono con i papelitos, coriandoli bianchi che sembravano neve su tutto il campo. Poi Passarella, il capitano dell'Argentina, investì con parole e spintoni l'arbitro italiano che due anni prima aveva diretto a Belgrado la finale europea, vinta dalla Cecoslovacchia sulla Germania Ovest ai rigori, contestando la fasciatura troppo vistosa sulla mano di Van de Kerkoff.

Parole e musica, un frastuono preparando la battaglia di quel 25 giugno del 1978, più o meno 40 anni fa. Gonella ordinò all'olandese di ridurre la protezione, ma anche lui fu travolto da un partita dove se le sono date di santa ragione. Gli olandesi se la presero con l'arbitro italiano, vaso di coccio di una finale che l'Argentina di Menotti voleva ad ogni costo.

Una mattanza con un po' di calcio in mezzo, il vantaggio argentino con il professor Kempes, l'uomo della finale, il pareggio olandese di Nanning a 8 minuti dalla fine. Supplementari nella bolgia, fino a quando Kempes beffò ancora il portiere olandese prima della stoccata finale di Bertoni.

Gloria per l'Argentina prima di veder sbocciare il fiore Maradona, amarezza per l'Olanda che non aveva santi in quell'inferno dove l'arbitro italiano combatté la più dura delle sue battaglie, anche più difficile della direzione dell'Associazione Italiana Arbitri di cui fu presidente dal '98 al 2000.

Lo salutiamo tributandogli l'onore che hanno meritato altri grandi arbitri italiani da finale, da Agnolin e Lo Bello a Rizzoli.

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