Sport

Addio Kopa stella del Real primo francese Pallone d'oro

Tony Damascelli

E' morto Napoleone. Aveva 85 anni ed era stato un grande di Francia. Raymond Kopa, all'anagrafe polacca Kopaszewski, lascia la cronaca ma fa parte della storia del calcio. Aveva vinto il Pallone d'oro del '58 battendo Alfredo Di Stefano, suo sodale di campo nel Real Madrid con il quale conquistò tre coppe dei Campioni e due titoli della Liga, dopo i quattro ottenuti con lo Stade de Reims. Lo chiamavano Napoleone e gli spagnoli Koppita, perché era basso di statura, la stessa di Lionel Messi, per dire, ma abile nel dribbling, svelto di testa, forse egoista come deve essere un attaccante di razza, centravanti e ala, disposto al sacrificio dall'infanzia, vissuta nelle miniere del suo paese, Noeux-les-Mines, dove suo padre Francesco aveva portato, dalla Polonia, tutta la famiglia.

Raymond spingeva i carrelli, portava le borracce ai minatori, un giorno un carrello si rivoltò e gli tranciò le falangi del pollice e dell'indice della mano sinistra. Finì così la sua esistenza nella notte delle caverne e prese a sognare l'oro del football. Dopo l'Angers lo presero allo Stade de Reims, finalista di coppa dei Campioni. Era la belle époque, Fontaine-Kopa-Piantoni e la Francia andò in Svezia, battuta soltanto dal Brasile di Pelé ma tronfia di un terzo posto confortato dai 13 gol di Fontaine e dal premio al miglior calciatore della coppa: Raymond Kopa. Anno magico, arrivò il Ballon d'or, primo francese, come per la coppa dei Campioni, ad alzare il trofeo, come avrebbero fatto, dopo di lui, soltanto Platini e Zidane. A Madrid visse da Roi ma rifiutò pesetas milionarie per restarci a vita come Puskas e Di Stefano. Tornò a casa, per la Francia, per i Bleus ai quali regalò 45 gol, litigando anche con l'allenatore Varrest quando costui non comprese la crisi di Raymond, afflitto dalla malattia grave che si portò via ferocemente il figlio. Il minatore rivoluzionò le regole dei contratti: «I calciatori sono trattati come schiavi» disse in un'intervista, lo squalificarono per sei mesi ma la legge venne cambiata. Se ne va un uomo, resta la sua leggenda.

Che pochi ricordano.

Commenti