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Addio a Nieto, il grande mito delle piccole moto

Leggenda spagnola, investito su un quad. Soltanto Agostini ha vinto più mondiali di lui

Addio a Nieto, il grande mito delle piccole moto

Sembra una maledizione. La pista perdona. La strada no. Mike Hailwood guidava una Rover 3500 quando a Birmingham, quel fottuto 23 marzo Millenovecentottantuno, si schiantò contro un camion. Nicky Hayden stava addirittura pedalando quando, poco più di due mesi fa, chiuse tragicamente la sua giovane vita sul parabrezza di una utilitaria. Angel Nieto, 70 anni, morto ieri dopo nove giorni di agonia, stava rilassandosi in sella a un quad nella sua Ibiza, quando la vettura guidata da una signora del posto gli è finita contro strappandolo da quella moto non moto e catapultandolo sull'asfalto. Perché il quad è un coso che fa rumore. E' un nonsense tecnico, uno scherzo, un aggeggio praticamente quadrato che sgomma, che accelera e non richiede equilibrio perché poggia su quattro ruotoni che fanno sentire degli dei anche chi dio dei motori non lo è mai stato e mai lo sarà.

Angel Nieto da Zamora, città di frontiera al confine del Portogallo, dio invece lo era stato. E su quel coso si stava solo rilassando come fosse al volante di una utilitaria. Un dio minore delle corse Nieto, perché re proprio delle cilindrate minori, quelle che oggi non esistono più ma che in decenni hanno partorito campioni meravigliosi, molti dei quali nostri, e su tutti il Vale Rossi. Il più vincente di sempre in sella alle piccole era stato Nieto. Perché il più vincente di tutti e di sempre e per di più in sella alle grandi resta ancora lui, il Giacomo nostro detto Mino Agostini con quindici titoli. Ma per loro, per gli spagnoli che nella classe regina si sarebbero affacciati da vincenti solo alla fine degli anni Novanta con la coppia Alex Crivillé e Carlos Checa, il piccolo e coriaceo e sorridente e cattivo e scaramantico uomo del norte era come Agostini. Due mondiali in meno, però.

I due hanno corso a lungo incrociandosi nel paddock anche se mai in pista, più giovane di cinque anni, l'iberico aveva protratto la carriera fin oltre la metà degli anni Ottanta. Novanta i successi, spalmati lungo 22 anni di corse e tredici mondiali (6 in 50 e 7 in 125) ma guai a ricordarglielo visto che s'affrettava a precisare «12 più 1». Una scaramanzia, questo suo modo di puntualizzare il numero di vittorie evitando quello maledetto, diventata anche il titolo di un docu-film.

Ora la carovana zingara del moto mondo, proprio mentre è riunita a Brno per la ripresa della seconda parte della stagione, si ritrova a piangere un altro dei suoi. Anche perché per giorni si era sperato in un lento recupero poi, ieri, la notizia dell'operazione per ridurre il vasto edema cerebrale causato dalla terribile botta sull'asfalto. Accanto a Nieto in ospedale c'erano il figlio Fonsi e il fratello Pablo anche lui ex pilota e ora manager del team di Valentino Rossi, lo Sky Racing VR46. «Angel ed io abbiamo trascorso molto tempo insieme anche lontano dai circuiti», ha ricordato Valentino quando ancora non si sapeva dell'improvviso peggioramento delle condizioni dell'ex campione. «A Ibiza, dieci anni fa eravamo andati ad una festa, ma alle 5 del mattino, quando io volevo andarmene a dormire lui era ancora al massimo delle condizioni... Questo è il miglior modo che ho per onorarlo». Dolore condiviso da Agostini: «Avevamo cenato assieme un mese fa.

Un amico vero, sono distrutto».

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