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AdL, il tecnico e Diego fanno impallidire Totò

Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis

C he cosa direbbe oggi Antonio de Curtis di fronte a De Laurentiis Aurelio? Ma mi faccia il piacere! Ce ne sarebbe anche per il patetico Maradona e l'irritato Sarri. Napoli ha passato una brutta nottata, prima il sogno, quindi l'incubo, infine la sceneggiata.

Ci stava, Madrid, il Bernabeu, il Real, Cristiano Ronaldo, Zidane, tutta roba che non poteva consentire gita paesana, al di là dell'euforia dei tifosi. Eppure il proprietario del Napoli ha scaricato la sconfitta sulla testa dell'allenatore, perché, come diceva sempre Totò «e io pago...», così De Laurentiis esige l'impiego di tutti gli acquisti, per lui invece scomparsi. Ho scritto proprietario apposta, perché un presidente mai avrebbe detto pubblicamente le cose che invece il proprietario ha pronunciato a Premium Sport nel dopo partita, chiudendo con una perfida frase: «non dico altro perché altrimenti andrebbe in confusione». Sarri non nelle piene facoltà. Utilizzo ancora Totò: «Lei è un cretino, si informi». Come si capisce siamo al centro della commedia ma in assenza dell'artista principe napoletano. Qui c'è la miseria senza più nobiltà di Diego Maradona, stravolto nel fisico e nella parola, trascinato nello spogliatoio a dare la carica alla squadra. Ma Sarri ha voluto o dovuto accettare una cosa del genere? Qualcuno pensa che Ottavio Bianchi avrebbe tollerato una sceneggiata così umiliante, per l'allenatore e per lo stesso ex fuoriclasse? Ho accennato ad Ottavio Bianchi perché, nel periodo interista, fece scendere dal bus della squadra alcuni dirigenti che nulla avevano a che fare con lo spogliatoio e a Napoli fece lo stesso, mettendosi contro i capi clan.

Ma a Madrid è successo anche questo, il teatro del Bernabeu non ha messo in soggezione soltanto la squadra ma ha frastornato anche chi la gestisce. Un carosello napoletano che tradisce l'amore dei tifosi, i loro sogni. Se poi, oltre alla stucchevole storia del fatturato, la chiave di tutto è la cazzimma allora molte cose si spiegano. Peccato, perché il Napoli non è affatto un cinepanettone, il football non è un film con il copione già scritto, senza avversari, per fare cassetta. Il calcio è disciplina, è rispetto dell'avversario, del proprio gruppo, del verdetto. Il 7 marzo si potrà tentare l'impresa, mi auguro senza Maradona e con Sarri lucidissimo. Tre giorni prima è prevista la sfida con la Roma.

Due partite per crescere o sparire.

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