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Agnelli, la rabbia e l'orgoglio: "Ho guardato CR7 negli occhi"

Il presidente all'assemblea soci: «Ora rispettiamo le regole sui biglietti. Il caso Ronaldo? Mi ha convinto. Lo aiuterò»

Agnelli, la rabbia e l'orgoglio: "Ho guardato CR7 negli occhi"

Come sempre accaduto da sette anni a questa parte, il giorno dell'assemblea degli azionisti della Juventus è quello dell'orgoglio. Andrea Agnelli ne ha ben donde, visti i risultati sportivi ed economici. E se è vero che il bilancio, dopo tre anni di utile, registra adesso una perdita di 19,2 milioni, lo è anche il fatto che i ricavi si sono confermati oltre i 500 milioni: con premesse del genere, il futuro non potrà che essere roseo.

Salutando gli ormai ex amministratori delegati Marotta e Mazzia («cambia prima di essere costretto a farlo», ha detto il numero uno bianconero citando una frase di Jack Welch, all'epoca Ceo della General Electric), si punta ancora più in alto. Al consolidamento e all'espansione in mercati nuovi (Stati Uniti, Cina e sud-est asiatico), oltre che naturalmente alle vittorie da ottenere sul campo. Senza farsi scalfire più di tanto dalle polemiche nate dopo l'ultima puntata di Report: «La Juve è stata sanzionata dalla giustizia sportiva per aver venduto biglietti superiori al limite consentito dalla legge Pisanu (quattro a persona, ndr) e per aver fatto entrare striscioni all'interno dello stadio. Chiariamo, quindi: noi oggi rispettiamo le linee di vendita e non può essere consentito che questa società venga associata a fenomeni di bagarinaggio. Il nostro Security Manager D'Angelo, del cui comportamento siamo fieri e la cui presenza in società non è in discussione, non ha poi fatto entrare «striscioni-canaglia» nel derby 2013: non lo dico io, ma una sentenza della Corte federale di appello. Gli autori di quello striscione sono stati condannati e individuati grazie alle tecnologie del nostro stadio. E sono rei confessi: ogni altra affermazione è infondata».

L'invito è insomma quello di rispettare le sentenze: «A chi dice che noi non lo abbiamo fatto perché riteniamo di avere vinto 36 scudetti, rispondo che siamo andati in serie B e l'abbiamo vinta. A casa mia, però, espongo quello che più mi piace». Calciopoli, ecco: trattata a margine, con una frase sola che ha lasciato un po' di amaro in bocca agli azionisti-tifosi: «Pensarci sempre, parlarne mai». Quanto al rapporto con gli ultras, «è obbligatorio averli perché ce lo chiedono il sistema di licenza Uefa e la Figc. Con Cairo e il Toro, tornando agli striscioni su Superga, non credo ci saranno problemi: ci eravamo scusati immediatamente e, se necessario, ci chiariremo ancora».

Chiuso l'argomento. Scottante, certo. Come quello che riguarda il presunto stupro di cui si sarebbe reso protagonista Ronaldo: «Ho l'abitudine di fare domande dirette guardando le persone negli occhi ha spiegato Agnelli -. È accaduto con Conte e D'Angelo, l'ho fatto anche con Ronaldo. Il modo in cui mi ha risposto mi ha rasserenato: avendo la convinzione che sia nel giusto, la mia porta sarà sempre aperta se avrà bisogno di aiuto». Inscalfibili, le certezze di Agnelli e della Juve. Che non ha in previsione di costruire un altro stadio, tenendo conto che quello attuale ha una percentuale di riempimento del 97%: «Torino resta pur sempre Torino. Faccio fatica a immaginare 80.000 persone il mercoledì sera contro una squadra di 2ª fascia».

Meglio una casa piccola e accogliente che una fredda piazza d'armi, aspettando e augurandosi una riforma dei calendari e dei campionati che riguardi i maggiori campionati europei.

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