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Albertini presenta le sue proposte tra cui serie A con 18 squadre e maggiore spazio ai vivai

Demetrio Albertini si candida a presidente della Figc per il dopo Abete. E lo fa partendo da idee chiare che passano da una serie A con 18 squadre e rose della varie formazioni limitate a 25 giocatori, 10 dei quali debbono provenire dai vivai

Demetrio Albertini
Demetrio Albertini

Dopo l'intenzione di candidarsi alla presidenza, arrivata pochi giorni fa, Demetrio Albertini espone le sue idee per quanto riguarda la rinascita del calcio italiano. I progetti messi in campo da Albertini sono molteplici: si parte da una serie A che deve tornare ad avere solo 18 formazioni ai nastri di partenza, a rose che devono avere un limite di giocatori fisso a 25, ed all'obbligo che 10 di questi provengano dal vivaio della società. A questo l'ex centrocampista del Milan aggiunge la necessità di un rilancio effettivo della scuola di Coverciano, il tutto per cambiare le cose, ma agendo dall'interno.

Nonostante che le previsioni lo diano in svantaggio rispetto al suo antagonista, il presidente della lega dilettanti Tavecchio, Albertini non rinuncia ad esporre le sue idee ed andare all'attacco puntando anche sul rinnovo generazione che rappresenterebbe nel confronti del suo 71enne avversario, rinnovo che, con varie sfumature, abbiamo sentito invocare da molte componenti del calcio.

L'ex giocatore sa benissimo che anche un suo eventuale successo durante la votazione per la presidenza non risolverebbe del tutto la questione, perché nella gestione ordinaria si troverebbe ad affrontare un apparto sicuramente legato ai vecchi metodi, che sarebbe difficile sradicare del tutto e sicuramente non in tempi brevi. Ecco che l'ex milanista va all'attacco proponendo con forza le sue idee, in modo da spronare quanti le apprezzano per ottenere un cambiamento.

Albertini è abituato certamente alla lotta, come ha sempre fatto da perno del centrocampo, sia con la squadra di club che con la nazionale, ma è anche abituato a vincere trofei e per questo non si lascia spaventare, qualunque sia il nome dell'avversario che si trovava e si trova davanti. Nella sua visione del calcio italiano si deve superare quelle che sono le attuali "rendite di posizione", che ogni singolo o gruppo, cerca di mantenere. Alberti non ha paura di dire che oggi in effetti il calcio italiano appare ingovernabile e che il primo punto sono proprio le "rendite di posizione".

Secondo Albertini non è plausibile che due componenti della Federazione, la Lega Pro e la Lega Dilettanti, abbiano la possibilità, partendo dal loro 51%, di eleggere da sole il nuovo presidente, andando contro tutte le altre componenti, che peraltro potrebbero reagire avendo la maggioranza all'interno del consiglio direttivo, creando in questo modo una paralisi. Nella sua visione della Figc dovrebbero convivere un consiglio di amministrazione che guardi specificatamente all'attività dei professionisti, ed un altro che metta l'occhio su quella dei dilettanti. A questo si deve aggiungere un contatto costante con le istituzioni ed in primo luogo è necessaria una legge sullo "ius soli", che renda a tutti gli effetti "italiano" chi nasce sul nostro territorio, e una che regoli il volontariato sportivo.

Solo agendo in questa maniera e con una seria riforma dei campionati, secondo Albertini, si potrà assistere ad una rinascita del calcio italiano, che deve tornare a puntare seriamente sui vivai, oltre cha ad avere una sostenibilità finanziaria da parte di tutte le società, dalla serie A alla Lega dilettanti, ed evitare casi come gli ultimi che hanno visto coinvolte Padova e Siena.

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