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Allegri e il dovere di vincere La Juve si affida all'Apache

Il tecnico esorcizza l'eurosuccesso che manca da 20 mesi "Segnerà Tevez". E si smarca da Conte: "Niente scuse"

Allegri e il dovere di vincere La Juve si affida all'Apache

Due partite contano più di un primo posto in campionato. La Juve non può pensare altro, e neppure ad altro. Non c'è campionato che tenga per i prossimi quindici giorni. Questione di censo e di credibilità calcistica. Stasera le tocca spaccare il ghiaccio svedese di Malmoe (dove peraltro la temperatura non è così rigida), poi dovrà infilarsi nelle lingue di fuoco dell'Atletico Madrid. Bella sfida con se stessa e con il passato. La Juve di Allegri ora non dovrà trovar differenza con quella di Conte solo nel modulo di gioco ma, soprattutto, nell'effetto Champions, che poi è l'effetto futuro e l'effetto bilancio (di cassa).

«Partita da vincere e non mettiamoci in testa problemi per il campo malconcio: è brutto per tutte e due le squadre. Dovremo adattarci subito. Siamo in un buon momento e abbiamo le carte in regola», ha raccontato Allegri ai giornalisti pronti ad offrirgli l'alibi preconfezionato. Ed anche questo è un modo per segnare la differenza con Conte: qualcuno ricorderà le frignate per la figuraccia rimediata sul campo del Galatasaray. La Juve si giocò la qualificazione agli ottavi. Stavolta ci risiamo: campo che non piace, ma il meteo non prevede neve, squadra di rango inferiore, partita fuori casa, gol da segnare e vittoria da non mancare, stesso arbitro, il portoghese Proenca che non è proprio una garanzia di imparzialità.

Il Malmoe non gioca da due settimane, campionato fermo ma gli svedesi non sono preoccupati: evidentemente non soffrono del cuor di piangina italiano. Malmoe aggressivo che, in casa, ha steso l'Olympiakos ed è stato steso dall'Atletico. Manca un pareggio che sarebbe un tranello del destino per la Signora. Juve che deve vincere due partite per ritrovarsi nell'Europa che conta, e non può permettersi di non conquistare quella di stasera. Come fare? Semplice, basta andare in gol. Occhi su Carlitos Tevez che, ieri, ha inscenato un duetto con Allegri sulla sua pigrizia a segnar reti in Champions. A Torino, proprio contro il Malmoe, ha sfatato la maledizione. Qui dovrà sfatare la tradizione negativa in trasferta. «E allora segnerà Tevez. Da quanto non segnavi in Champions? Dieci anni?», gli ha fatto Allegri, giocando con gli sguardi ammiccanti.

Ma il tabù Juve è ben più consistente: dal febbraio 2013 non vince in trasferta. C'è poco da scherzare. Dopo la partita contro il Celtic Glasgow sono state contate cinque sconfitte e un pareggio. Pedigrèe da metter freddo davvero. Altro che neve. E il gol non arriva da tredici mesi, ovvero 331 minuti: sfida con il Real a Madrid. Llorente (che segnò) e Tevez c'erano allora e ci saranno stasera. Carlitos molto più devastante e convinto del suo ruolo. «Allegri mi lascia giocare libero, dove voglio: centravanti o più indietro». Dunque, con questa faccia (da pistolero del gol) e con questo piede posso fare ciò che voglio, ha sottinteso.

La Juve ci spera, ora che il modulo è assestato e la squadra fatta: stavolta con Vidal e Padoin (che in campionato sarà squalificato) anzichè Evra. Ogbonna va in panchina, invece Asamoah è rimasto a Torino. A Malmoe parlano del tocco di artista di Pirlo, la Juve presenta Buffon, Pogba e Tevez che sono i gioielli suoi inseriti nella lista Uefa dei 40 nominati per concorrere alla formazione dell'anno. Non c'è altro d'Italia. Una ragione in più perchè la Juve dimostri di aver cambiato tecnico, modo di giocare, assetto mentale e abitudini.

Arrivare alla finale porterebbe 80 milioni in cassa, per ora basta ne arrivino cinque: il tanto per giocarsela agli ottavi.

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