Sport

Alonso uomo solo nella sabbia, Vettel uomo solo al comando

Fernando tampona al via il tedesco, non rientra, perde l'ala e si ritira. Seb ignora gli ordini del team: passa Webber leader

Alonso uomo solo nella sabbia, Vettel uomo solo al comando

Gilles e Didier. L'hanno pensato tutti quando Mark Webber secondo e Sebastian Vettel primo sono scesi dalle loro Red Bull. Villeneuve e Pironi, Imola 1982, il grande gelo in Ferrari. Ieri come allora il pubblico si era divertito sugli spalti e in tv. Ieri come allora c'erano stati sorpassi e tentativi e rischi e muretti e manovracce e ordini disattesi. Ieri come allora Sebastian nel ruolo di Didier voglioso di vincere a tutti costi e Mark in quello di Gilles incredulo per quanto gli stava accadendo. Ieri come allora c'erano un primo e un secondo e c'era un risultato di squadra acquisito dopo l'ultimo pit e c'erano due compagni e un mondiale ancora agli inizi e non c'era motivo di prendere rischi e di fare a sportellate. Per la verità, ieri non come allora, c'erano ordini vaghi camuffati da cura per il motore sotto sforzo e non un comando secco come quel giorno in Emilia.

Fatto sta, ieri a Sepang è comunque successo un casino che ha aperto ferite che difficilmente si rimargineranno. Perché il team non ha festeggiato Vettel dopo il trionfo ma l'ha fatto con Webber per lenirgli le ferite dopo l'umiliazione di quel sorpasso subito dal compagno. E perché la signora Webber ha urlato «vergogna Vettel» e perché i due piloti non si sono parlati e quando Seb si è scusato, non l'ho fatto apposta, perdono perdono, l'altro neppure l'ha filato, l'altro ha sillabato solo non-hai-ri-spet-ta-to-gli-ac-cor-di... e mascelluto e cattivo com'è, vedrete che gliel'ha pure giurata. Gilles e Didier, Imola '82. Con però una differenza grande, enorme, immensa. All'epoca i sorpassi erano veri sorpassi, stavolta con le ali mobili chi è dietro vola e chi davanti può solo sperare di provarci a sua volta se ne avrà il tempo. Per questo l'ordine di scuderia andava rispettato. Come ha fatto, con sofferenza, Rosberg, rimasto dietro nel finale ad Hamilton, rinunciando così al podio.

Questo alla voce sport. Alla voce scherzi a parte, va registrato con parecchia tristezza di rosso vestita quanto accaduto nel primo giro più qualche metro. Cioè la distanza totale della gara di Alonso. Partenza su pista fradicia a chiazze, tutti su intermedie, Massa che scatta malino, Fernando invece benino e va a incollarsi a Vettel che, seconda curva, frenicchia troppo come sa fare lui e lo spagnolo lo tocca. Ala rotta per metà. Dovrebbe rientrare subito ma non lo fa perché nell'arco di tre, quattro giri è previsto il pit per andare su gomme da asciutto e «abbiamo preso un rischio per non finire ultimi e ci è andata male e siamo stati tanto sfortunati» dirà l'Alonso col viso colpevole che più colpevole non si può. Giusto ancora un paio di centinaia di metri e infatti addio tutto. Ala sotto le gomme e dritto nella sabbia. Sfortuna nera, ma parecchio invocata, ammettiamolo.

«Non dovevamo prendere un simile rischio» dirà infatti un altro col viso che più colpevole non si può, Stefano Domenicali, conscio della grande occasione buttata via e del vertice del mondiale costruttori passato alla Red Bull. Tanto più che Massa, una volta libero da guinzagli alonsiani, non ha sfruttato l'occasione d'oro, naufragando invece a inizio gara con le intermedie. Quinto, si consola però con la posizione in classifica: punti 22, 4 in più di Alonso. Leader del mondiale ovviamente Vettel. Leader che neppure il team festeggia, «azione sciocca, l'hai fatto apposta». Uomo solo al comando. Molto forte, però

POLEmicamente
blog.

ilgiornale.it/casadeilucchi/

Commenti