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Da Alonso a Vettel. I campioni allo sbando si passano la Rossa

Lo spagnolo ha perso gli anni migliori e fallito come uomo squadra. Il tedesco è stato umiliato dal giovane compagno Ricciardo

Da Alonso a Vettel. I campioni allo sbando si passano la Rossa

Molto bene. L'uomo solo allo sbando ha finalmente dato il permesso alla Ferrari di annunciare la fine di un amore lungo 5 anni e l'inizio di un altro. Da ieri è ufficiale che lui va e l'altro arriva. Fernando dice: «In gara indosserò un casco con da una parte la foto di un pit e dall'altra le firme dei ragazzi del team. Li voglio con me nell'ultima corsa». Sono gli stessi che a Monza 2013 definì «geni o scemi» e che a San Paolo 2014 «ahiahiahi ma come avete fatto a mandarmi in pista con le batterie scariche?». Molto bene. L'altro uomo allo sbando, reduce da una stagione in cui il giovane e inesperto compagno l'ha tormentato, umiliato e ridimensionato, può adesso ufficialmente urlare a tutti di essere ferrarista. Sebastian dice: «Ce l'ho nel cuore da sempre, dai tempi di Schumi».

Uno lascia la Rossa senza vera meta, cioè va in McLaren-Honda per 35 milioni l'anno, ma avrebbe desiderato ben altro e ben altro ha fino all'ultimo cercato (la Mercedes). Da qui gli annunci ritardati. Lascia senza avere appeso in bacheca dei mondiali colorati di rosso ma solo tre scoloriti titoli di vice campione (2010-12-13) che provocano altro tipo di rossore e molta rabbia. Perché valgono niente per lui. E niente anche per la Ferrari. Benché dica: «Sono orgoglioso di quei tre secondi posti».

L'altro, per 30 milioni a stagione e tre anni di contratto, arriva alla Rossa scolorito di suo, alla ricerca di una nuova vita agonistica, giovane vecchio di 27 anni e 4 titoli mondiali di fila che oggi contano solo agli occhi degli sponsor, non dei tifosi. Certo, valgono molto negli annali della F1; certo, il team principal Mattiacci e la galassia marchionesca Fiat-Agnelli-FCA giustamente plaudono, ma i tifosi del Cavallino sono rimasti parecchio impressionati dal giovane Ricciardo che, pronti e via, ha menato Seb per tutto l'anno un Gp sì e l'altro pure (3 vittorie a zero). Non a caso, il Cavallino aveva prima cercato Ricciardo. Respinto da tori rossi scatenati.

I destini impantanati dei due campioni hanno come crocevia Maranello. Fernando ci aveva cercato la consacrazione imperitura e vi ha trovato l'incazzatura costante. Sebastian cerca ora la resurrezione sportiva dopo una stagione in cui si è discretamente rovinato l'immagine. La Ferrari ha fatto bene ad attrarre come una calamita i pezzi sparpagliati di quel che era stato Vettel. In fondo, tolti Hamilton, lo stesso Alonso e Ricciardo, resta il migliore su piazza. Ma da lì a pensare che sarà un altro Schumacher ce ne passa. Benché dica: «Sono motivato a riportare al vertice la scuderia».

Il crocevia ferrarista saluta e accoglie due uomini allo sbando per ragioni diverse ma che per uguale motivo cercano di uscire dalla melma in cui erano sprofondati. Fernando dovrà attendere dopo il primo dicembre (quasi un contrappasso dopo aver fatto tardare l'annuncio di Vettel a Maranello), quando la McLaren dirà chi ha scelto per affiancarlo tra il vecchio Button (che per questo motivo piace ad Alonso) e il giovane Magnussen (che per questo motivo piace meno ad Alonso).

Se non ci fossero di mezzo due professionisti strapagati, potremmo definire tristi le loro ultime vicende sportive. Perché spagnolo e Rossa avrebbero dovuto spaccare il mondo e sono invece finiti entrambi a terra. Uno disarcionato dal team per le troppe intemperanze dell'ultimo periodo, l'altro azzoppato. Intemperanze perché conta poco che lui dica adesso che «ha trascorso 5 anni più a Maranello che a casa». Come il povero Schumi. Solo che il grande tedesco non faceva mai trapelare le sue arrabbiature con la squadra. Quel geni o scemi di Monza 2013 urla vendetta. Infatti, nel comunicato ufficiale, Mattiacci saluta Nando con un prevedibile «nell'albo d'oro Ferrari avrà sempre un posto d'onore...» e accoglie Seb sottolineando che «porta con sé uno spirito di squadra fondamentale..». Già, la squadra. Già, uomo squadra. Perché in questo è mancato Alonso, non certo in pista, dove ha sempre guidato da dio delle piste, mettendo una pezza alle pecche Ferrari. Anche se certe vistose pecche erano emerse con l'allontanamento, chiesto proprio da Nando, dell'ingegner Aldo Costa, reo di non progettare monoposto estreme. Costa ora papà delle super Mercedes.

Quanto al tedesco e alla Red Bull, altro epilogo triste. Non esiste di finire rottamati a 27 anni dopo aver dominato 4 campionati. Bollato come uno che non sa frenare con le nuove power unit. Delle due l'una: o la Red Bull negli anni scorsi era così marziana che uno scarso poteva vincerci a mani basse, o il team quest'anno ha semplicemente deciso di coccolarsi il sorridente Ricciardo che fa molto più brand. Speriamo per la Ferrari sia così. Che Seb sia stato davvero sgambettato via dal suo team e messo in difficoltà per tutto il 2014. Altrimenti quella frase infelice di Fernando a Monza, «certo che siete dei geni (o scemi)» tornerà di moda.

Ma a dirla saranno i tifosi.

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