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Ancelotti, slitta l'intervento ma non la decisione Berlusconi: «Aspetto l'esito di un'operazioncina»

Berlusconi: "Aspetto l'esito di un'operazioncina"

Ancelotti, slitta l'intervento ma non la decisione Berlusconi: «Aspetto l'esito di un'operazioncina»

Riflettori puntati su Vancouver, da qui ai prossimi giorni eletta "capitale" del mondo Milan. Di sicuro fino a mercoledì che è poi diventata anche la data dell'intervento chirurgico fissato dal chirurgo per Carlo Ancelotti, spostamento di 48 ore deciso dall'equipe ospedaliera per motivi organizzativi. Nella sua visita domenicale a Bocca di Magra, a tal proposito, il presidente Silvio Berlusconi è stato didascalico: «Dobbiamo aspettare l'esito di un'operazioncina, poi vedremo». Segno evidente che è stato informato dello spostamento senza modificare di un centimetro né i piani dell'interessato né l'appuntamento con Adriano Galliani. Entrambi, presidente e il suo vicario, continuano a tenere chiuso in un cassetto il dossier relativo al prossimo allenatore del Milan e nel quale Christian Brocchi (attuale tecnico della primavera) continua a riscuotere molto credito ma non fino al punto da risultare come credibile alternativa. Anche perché l'obiezione è elementare: può il Milan, dopo aver già bruciato due debuttanti (Seedorf e Inzaghi) rischiare di mandarne al rogo il terzo che pure ha caratteristiche completamente diverse dai predecessori? La risposta è naturalmente no.

A questo punto la risposta di Ancelotti arriverà martedì (più probabile) o giovedì. Il Milan è in fiduciosa attesa mentre si moltiplicano le speranze di addetti e amici del tecnico, anche dei suoi collaboratori, tra cui il figlio Davide, che da sempre han fatto il tifo per tornare a Milanello. Thiago Silva, per esempio, reduce dal successo in coppa di Francia, non ha avuto dubbi: «Berlusconi e Galliani faranno di tutto per riportare Ancelotti al Milan». Quel che bisognava fare, è stato fatto. Se l'ad rossonero non fosse salito su un aereo per volare a Madrid lunedì scorso ed esercitare un pressing asfissiante sul tecnico, il no sarebbe stato scontato e immediato. Fino a mercoledì sera le quotazioni di un sì dell'interessato erano in caduta libera presso i suoi più fidati amici. Giovedì, ultimo giorno prima del ritorno a Milano del manager berlusconiano, è avvenuto il colloquio che ha modificato le percentuali del negoziato fino a raggiungere il confortante «50 e 50» che non vuol dire garanzia del sì ma speranza in un sì. Persino Inzaghi uscirebbe ancor più sollevato dall'eventuale arrivo del suo allenatore modello: vorrebbe dire che gli è stato preferito un pilota vincente e molto esperto. Il congedo di Pippo è stato molto elegante, bisogna riconoscerglielo, non ha polemizzato con Berlusconi per non farsi terra bruciata intorno e ha provato a valorizzare gli ultimi passi della sua stagione deludente. Ma nessun giudizio benevolo può far dimenticare i 50 gol subiti che sono un macigno sulle spalle sue e del suo staff. Ci sia o non ci sia Ancelotti alla guida del prossimo Milan, di sicuro il mercato sarà all'insegna del rilancio tecnico e conoscerà anche qualche fuoco d'artificio. Alcuni dubbi ( battage pubblicitario organizzato per le elezioni) si sono intrecciati con la solita dietrologia («se il Milan spende vuol dire che ha già venduto ai cinesi») proveniente dall'altra parte del naviglio calcistico.

Forse è appena il caso di ricordare che basterebbe dare un'occhiata ai resoconti borsistici per capire che l'azionista del Milan è in grado di garantire un generoso mercato e ha già staccato, nelle settimane scorse, un assegno da 92 milioni di euro per colmare il disavanzo di bilancio rossonero.

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