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Armani sfila lo scudetto a Siena L'Olimpia degli ex ora è regina

In gara-7 (un record) gli uomini di coach Banchi hanno battuto 74-67 i campioni in carica da sette anni. Era dal '96 che Milano non trionfava

Armani sfila lo scudetto a Siena L'Olimpia degli ex ora è regina

Per strade piene di buche l'Emporio Armani conosce la gioia, il trionfo. Nessuno pensava il contrario, ma ci voleva la prova nel fuoco della settima partita e Siena è stata davvero la rivale orgogliosa che poteva esaltare questa Milano purificata da Luca Banchi, resa bellissima dal furore di un Gentile, dalla coesione quando tutto congiurava e sembrava spezzare il sogno. Troppe cose andate male nella stagione, fino a quest a apoteosi con vittoria fina le per 74-67. Non il trionfo sognato, ma una scalata faticosa anche col brivido del terzo quarto perduto. Banchi e la sua squadra dietro il gruppo di giocatori. Ha meritato di entrare nella storia prendendo il secondo titolo della carriera, scucendolo alla Siena a cui lo aveva regalato e che certo ha molto amato
In un clima da impiccali più in alto l'Emporio va a cercare subito le debolezze di Siena nella notte dove passerà la strega per portare via tutti i peccati di una stagione con tinte mai nitide, una squadra ricca di tutto, ma non di tolleranza verso il vicino di posto. Ci è voluto un lavoro certosino di un eccellente allenatore per arrivare a mostrare cosa avrebbe potuto essere la stagione se tutti avessero remato sempre dalla stessa parte.

Non è una finale da impresa gloriosa, ma un'ordalia per stabilire certe verità davanti ai potenti di questo sport, cominciando dal presidente del Coni Malagò, dal pasionario Galliani che vuole godersi i suoi campioni del basket senza perdersi nel labirinto di Azzurra tenebra, del Balotelli ossigenato, obnubilato. C'è persino il presidente federale Petrucci che allarga le braccia, come tutti, anche se lui è un po' come il giudice di Impiccalo più in alto, davanti alla fine di questa storia senese che il popolo in rosso ha sofferto per tanto tempo, al punto da confondere questi eroici cavalieri Sarmati di Crespi con il passato e forse per questo li ha accolti mostrando il segno delle manette.

C'è tutto per arrivare oltre la collina, oltre i caporali di giornata come spesso sono gli arbitri quando capiscono dove tira il vento, Alessandro Gentile guida la ciurma, senza curarsi delle scelte americane che lo hanno relegato al numero 53, preso da Minnesota e girato a Houston. Non è un problema suo di oggi. Alla Nba penserà, casomai, dopo essersi consolidato in questa vecchia Europa. Un'altra Eurolega, un'altra stagione al vertice qui lo farà volare poi dove desidera.

Suo l'urlo di battaglia ascoltato da Nicolò Melli che va a vedere il poco rimasto nella tasche di capitan Ress. Milano scivola sulla prima onda, 14-4, quasi non si accorge della reazione dei pochi in maglia Mens Sana con ancora qualche energia. Li spinge via e al primo intervallo il 19-9 sembra già verdetto, anche se le rotazioni ampie di Banchi sembrano non dare a tutti la stessa voglia di chiuderla subito la sfida che vale il titolo.

Siena e i suoi cavalieri che volevano costruire l'impresa impossibile. Sulle confuse gerarchie interne Crespi scava una piccola trincea, fino al 26-19 adesso che persino Green gli segna qualche punto. Milano dà lo spintone per il 36-29 di metà gara, chiedendo a Samuels di fare l'orco per lo sfibrato Hunter da 2 punti e 3 rimbalzi.

Quando inizia il terzo quarto Jerrels e Gentile tirano fuori i chiodi per chiudere la porta scudetto. Siena, però, ha le sue vite, il suo orgoglio e dopo 3'30" si riavvicina a 4 punti (41-37) e poi, dopo 5' va addirittura a + 2 con la doppietta da tre di Carter. Adrenalina per i 12331 della notte dove c'è da bruciare la maledizione dei 18 anni senza scudetto. Non è però una nuvola passeggera come quelle che di solito rovinano il fegato del popolo Armani, la Mens Sana insiste, graffia, va a cercare punti deboli, approfitta degli errori al tiro di Milano, appena calano le percentuali il gioco dell'Emporio diventa spesso quello dell'oca, si torna alla casella di partenza.

Sembra incredibile ma dopo tre tempi i padroni di tutto sono sotto 48-54, toreati da Carter, colpiti da Hunter e anche da Green.

Ci vuole il pandemonio e il furore di capitan Fracassa Gentile per non lasciar scappare via Siena che va avanti anche di 8, si mette in trincea, piena di falli, resiste fino al 6' quando Jerrels, sempre lui completa la caccia per il 62-62 dopo che Lawal aveva convertito un libero sbagliato di Gentile.

Siena vacilla, il suo campione di ieri, Daniel Hackett prova a darle il colpo di grazia: penetrazione corretta da Melli per il 64-62, poi entra vincente con fallo a favore a 1'29" dal gong tricolore, un più 5 che sa di scudetto. Poi tocca all'altro ex, David Moss, dare il colpo di pugnale 70-62. Sul ponte del vascello fantasma senese sventola bandiera bianca.

Milano torna nel suo mondo, ventiseiesimo titolo, vittoria scudetto dopo 18 anni.

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