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Aru, la bicicletta e la vena chiusa del campione

Da Fabio che insulta il mezzo al volante lanciato di Hamilton alla Ducati buttata giù da Lorenzo

Aru, la bicicletta e la vena chiusa del campione

La bicicletta cattiva, il cambio maligno, la racchetta stregata, la macchina ingovernabile, la moto irriconoscente: quando si chiude la vena, si salvi chi può. Succede a tutti, anche a noi comuni mortali che governiamo a fatica l'aspirapolvere di casa. Figuriamoci quando si parla di macchine da guerra come gli atleti di alto livello che, per una vittoria in più, abbatterebbero a testate chiunque passi nei paraggi.

L'ira funesta di Fabio Aru che mercoledì cade ad oltre 70 km/h sulle strade della Vuelta (ieri, ammaccato, è giunto 119° a 3'06, Nibali 65° a 40'', tappa al belga Wallays, in rosso sempre Yates) e poi se la prende con la bicicletta è un'immagine chiaramente non bella. L'adrenalina circola velocissima, offusca la vista e obnubila le menti. La rabbia è chiaramente cattiva consigliera, ma dopo una grattugiata sull'asfalto e il fine corsa contro una parete in roccia, si può comprendere anche questo tipo di reazione - certamente censurabile -, molto umana.

Aru ha chiesto immediatamente scusa ad Ernesto Colnago, che dall'alto della sua esperienza e umanità, ha accettato le scuse, e da buon padre si è limitato a dare un paio di consigli al corridore sardo, che quest'anno sta vivendo davvero un annus horribilis.

Hanno fatto storia le racchette rotte da Novak Djokovic, il volante lanciato via con rabbia da Lewis Hamilton, o la Ducati gettata per terra da Jorge Lorenzo. Vene si chiudono all'improvviso, e provocano reazioni rabbiose. Una settimana aperta con lo sbrocco di Serena Williams che avrebbe volentieri percosso il giudice di sedia. E che dire del gesto di Fenati, che ha rischiato di far volar via Manzi?

Insomma, Fabio Aru non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo a gridare la propria rabbia o la propria frustrazione in maniera plateale e scomposta.

Essendo loro, però, professionisti molto ben locupletati, dovrebbero anche ricordarsi che non solo sono esempio per i più giovani, ma sono simbolo e immagine di marchi mondiali che li ricoprono d'oro, e gesti di questo tipo, potrebbero generarne di altri: la vena si può chiudere anche a chi apre il portafoglio.

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