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Tevez, un doppio risveglio ma alla Juve manca furore

Doppietta dell'Apache, ma squadra scontata e non corazzata contro i tranelli Champions. La Signora torna a vincere la prima dal 2008

Carlitos Tevez
Carlitos Tevez

nostro inviato a Torino

Bentornato Tevez più ancora che bentornata Juve. La Champions ritrova un re del gol e quale re! L'Apache si è riaffacciato dopo quel lungo attendere che ne aveva fatto un caso. Cinque anni e 5 mesi dopo, ci sono volute 14 partite e mezzo (14' del secondo tempo) perché il suo fantastico piede partorisse un nuovo pargolo. Anzi due per non farsi mancare niente, con quella punizione liftata finale che ha lasciato il sapor dolce. Gol pesanti anche stavolta. Juve avviata sulla buona strada, dopo l'ennesima dimostrazione che la Champions è un terreno pieno di spine se non tranelli. Fatica, tanta fatica ad andare in rete. Due reti d'autore perché Llorente ha provato di tutto per non segnare, come ha dimostrato nei minuti finali. Juve che torna a vincere alla prima di Champions, dopo sei anni di astinenza (anche allora 2-0: allo Zenit nel 2008, poi quattro pareggi), squadra corazzata ma non sempre carrozzata per trovare soluzioni svelte e determinanti. C'è il rischio di vederla in sofferenza anche quest'anno.

Juventus Stadium pieno a trequarti, una serata da ricordare, raramente si è visto tanto bianco-seggioline in tribuna. Chissà, i portafogli sono meno ricchi e la Champions è un boccone che spesso resta indigesto. E come dare torto visto il primo tempo? Juventus monotona, senza giocatori destabilizzanti. Tevez ci ha provato, senza cavarne qualcosa di preoccupante. Llorente era solo in affanno. Gli svedesi non sono niente di speciale, ma conoscono le logiche del gioco, del saper difendersi ed attingono ad una discreta velocità nell'azione e reazione.

La Juve è partita con il suo assetto ordinato, fin troppo. Asamoah, ripescato nel vecchio ruolo di mezzala, ha messo un quarto d'ora prima di ritrovarsi, poi ha cercato di fare il Vidal: però la personalità si è vista solo al tiro, tre da fuori area in un quarto d'ora. Gli unici tiri bianconeri. Juve solida difensivamente. Rosenberg ha provato a pizzicare, ma solo a pizzicare. Gli autogol difensivi bianconeri, solitamente, arrivano per sbadataggini proprie. Ed,infatti, dopo 17 minuti, lo stadio ha provato il brivido per un certo lassismo di Evra da una parte e di Lichtsteiner dall'altra (chi chiude gli spazi?): Buffon ha dovuto cavare l'intervento salva cuori andando ad ostacolare Eriksson. Solito gran correre di Lichtsteiner ed anche di Evra, ma quel centrocampo ha necessità di un Marchisio meno scolastico e di due mezzali piene di furore. Pogba si è inventato pittore scarabocchiante. Asamoah ha fatto l'imbianchino, salvo rivalutare la serata con quel colpo d'autore che ha servito a Tevez la palla del primo gol. La Juve ha visto passare troppi minuti senza mettere alle corde il Malmoe. Mentre il tabellone segnalava i brutti momenti passati dall'Atletico che affronterà a Madrid alla prossima.

Ci voleva un po' di furore e lo ha dimostrato Tevez, avviando l'azione più pericolosa del primo tempo, se non fosse che Lichtsteiner ha rovinato l'idea con un tiraccio a mezzo tra cross e passaggio da tap-in ad Asamoah. E, a inizio ripresa, lo svizzero ha replicato. Spreco da mettere i brividi.

Ma Tevez era in vena e, finalmente, ha trovato l' apriscatole per la difesa svedese partendo da fori area: Asamoah gli ha restituito palla di tacco e l'Apache si è infilato come un gattone in agguato. Sapor di gol ritrovato dopo cinque anni: allora giocava (contro il Porto) nel Manchester United (ehm!ehm!). Altra scuola. Il grimaldello è servito alla Juve per svegliarsi: Llorente ha segnato in fuorigioco (annullato), poi si è mangiato gol, come anche Pogba. Tevez ci ha messo la ciliegina, Morata le illusioni finali.

Peccato che, dalle tribune, arrivassero i soliti coracci italian style.

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