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Balo e il Gallo sì, l'Italia così così

Prodezza di Mario che ricambia la fiducia di Mancini. Belotti gol. Poi gli azzurri soffrono

Balo e il Gallo sì, l'Italia così così

dal nostro inviato a San Gallo

L'Italia rialza la cresta. Quella di Mario Balotelli. Non poteva che ripartire nel segno dell'attaccante del Nizza la risalita della Nazionale, la prima targata dal nuovo ct Roberto Mancini, dopo aver toccato il fondo con la mancata qualificazione al Mondiale. Super Mario impiega ventuno minuti per riprendersi l'azzurro con un destro chirurgico dalla destra, dopo averci tentato di testa in avvio e aver fornito un assist a Florenzi. Quattro anni dopo l'ultimo gol all'Inghilterra nella sciagurata spedizione brasiliana, Balotelli inizia a rimettere le cose a posto, tra tante luci e il giallo dello striscione «il mio capitano è di sangue italiano», in merito ai gradi di vice capitano dati alla punta. Comunque sia la miglior risposta è la standing ovation per Balo quando lascia il posto a Belotti. Prima ci aveva pensato il solito Raiola, tornato a toni educati dopo l'attacco sconsiderato alla Federazione, a rilanciare il suo assistito: «Mario in Nazionale? Penso che siamo ritornati alla normalità, prima eravamo fuori di testa. È la punta più forte in Italia, una delle più forti al mondo. Qualcuno ha pensato che ci si potesse qualificare anche senza». I tempi sono cambiati e anche il subcommissario Costacurta spiega: «Balotelli fa gruppo, fa fare. Compatibile con Buffon e De Rossi? Non sta me a dirlo, ma più campioni ci sono meglio è».

È la ricetta migliore per assecondare la voglia di ripartire dell'Italia manifestata nello stadio da Subbuteo di San Gallo, dove l'odore di stallatico e le zanzare danno più fastidio di quanto faccia l'Arabia Saudita, finale a parte, con la squadra del Mancio. La Svizzera è la penultima tappa (venerdì si va a Nizza contro la Francia) dell'autoesilio della Nazionale che dopo la vergogna di San Siro non ha più giocato in patria, tornerà a farlo solo lunedì prossimo a Torino contro l'Olanda.

Adesso non ci resta che guardare avanti. Mancini lo fa abbassando l'età media dai trenta anni dell'ultima di Ventura ai venticinque di quella di ieri. Stavolta c'è anche la cresta, bassa, di Insigne, il grande escluso di quella notte infausta di novembre che dimostra a sprazzi la sua qualità. La difesa è guidata da Bonucci, capitano in attesa del rientro di Chiellini, davanti a Donnarumma nuovo padrone dei pali dopo l'addio polemico di Buffon. A proposito del Gigio rossonero, sempre Raiola ha detto: «Può restare rossonero a vita».

In tribuna c'è invece il presidente della Fifa Infantino che a proposito di Gigi dice: «Magari tra venti anni mi sostituisce». Ma soprattutto il n.1 del calcio aggiunge: «Mi viene da piangere a pensare alla coppa del mondo senza l'Italia». La strada per tornarci è lunga. Ma l'Italia ha il talento per riuscirci. Lo conferma Belotti che entra e la chiude in mischia, anche se poi uno scivolone di Zappacosta manda in gol (fuorigioco) l'Arabia Saudita e subito dopo Donnarumma blinda la vittoria, dopo il calo dell'Italia protagonista di una buona ora di gioco. Il gallo che segna a San Gallo è l'effetto Balotelli che risveglia l'attacco della Nazionale che aveva segnato un gol nelle ultime quattro partite.

Ma è solo il primo passo per la lunga risalita.

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