Sport

Balo riaccende la luce. Una rinascita da tigre

Mario convince nel gioco e nella testa davanti a Conte. Può essere il passaggio a una nuova vita calcistica

Balo riaccende la luce. Una rinascita da tigre

Per una sera Buffon e i suoi prodigi possono farsi da parte. Non perché demeriti, anzi. Non avesse già riempito delle sue imprese un'enciclopedia, sarebbe da dedicargli l'ennesima puntata. E non solo per quelle due manone di acciaio che fermano proprio sulla linea, né un centimetro prima né un centimetro dopo, un siluro di Abate e una punizione avvelenata di Balotelli. No forse il merito maggiore da ascrivere al portierone è quella uscita a metà-campo quasi, palla al piede, al modo dei portieri di Zeman, per effettuare il lancio che poi consente alla Juve di ritornare a galla dopo essere stata affondata da Alex.

Per una sera si può e si deve ricominciare a parlare di Mario Balotelli risorto a nuova vita calcistica. Già a Bergamo diede segnali evidenti di una lenta ma efficace carburazione, sia fisica che mentale, quello che conta visto che il talento certo non gli fa difetto. Deve avergli messo il tigre nel motore quelle paroline di Adriano Galliani ripetute nel fine settimana un paio di volte: «Mario ha una voglia pazza di restare al Milan, finora non lo ha meritato. Ora deve convincerci». I primi tocchi non sono dei più felici: tre passaggi di fila, uno più elementare dell'altro, sbavati come un principiante, segno forse di un eccesso di tensione che toglie lucidità nei primi minuti e appanna la vista. Alla quarta giocata un rimpallo lo tradisce e la palla gli sbatte sul braccio. Potrebbe essere l'incipit di un'altra notte da dimenticare e invece è solo il passaggio obbligato verso una prova da incorniciare perché di lì a qualche minuto ecco Balotelli svettare su Barzaglione e Bonucci, contendere palla e sul contrasto rapinarla a Rugani come sospinto da una forza nuova e da uno spirito battagliero. Deve strabuzzare gli occhi Antonio Conte, in tribuna scortato da Oriali. Perché se questo è il Balotelli dei prossimi mesi escluderlo, come sembra scontato, dalla lista sarebbe un clamoroso autogol. Meglio di Pellè e Zaza lo è sicuramente, almeno di uno dei due.

Su punizione è una minaccia costante per chiunque. Buffon lo sa e si prepara da esperto bucaniere all'assalto che gli può arrivare da un destro liftato che scavalca la barriera e precipita a pochi millimetri dall'angolino lontano. Buffon lo sa che anche dall'angolo, con quel piede, Mario può metterla a piacimento e infatti riesce a scovare il capoccione di Alex in avanscoperta pronto a deviare sotto la traversa quel cioccolatino delizioso. È un romanzo d'avventura quello di Balotelli, non una semplice sfida al suo passato chiacchierato e ai suoi egoismi, una rivincita contro un destino anche baro per quella pubalgia che gli ha stravolto la stagione.

A un certo punto della ripresa, dopo quella traversa scheggiata e il gol tolto per il fallo di mano (con ammonizione conseguente) tutto San Siro ne ammira lo scatto al contrario, 35-40 metri, per rincorrere Pogba lanciato nel deserto da un perfido contropiede riuscendo a intercettarlo. In particolare nei comportamenti è un altro Balotelli perché nonostante non gli risparmino entrate crudeli sugli stinchi e sulle caviglie, lui non fa una piega, mai una protesta nemmeno quando Mandzukic, da dietro, gli rifila sul limite dell'area una randellata che meriterebbe subito il giallo di Orsato, permissivo oltre misura nella circostanza. Certo quando la fatica si fa sentire nei muscoli, anche Mario a un certo punto perde qualche duello e anche qualche dribbling non prima d'aver sfiorato la traversa di Buffon con un sinistro di quelli che sembrano una sentenza della Cassazione. A quel punto della sfida tutto il Milan si accartoccia su sé stesso fino a farsi trafiggere da una stoccata di Pogba salito più alto di Abate.

E a Mihajlovic resta solo il bagliore dei lampi di un nuovo Balotelli.

Commenti