Sport

Bandiera corsa in campo, Nizza come Belgrado

Bandiera corsa in campo, Nizza come Belgrado

Sembra un grande Palio di Siena, anche se di questi tempi vestire i panni dello sbandieratore significa mettere in pericolo la propria incolumità almeno quanto quella altrui. L'altra sera a Belgrado il fratello del premier albanese Edi Rama, Orfi, ha conosciuto per qualche ora le galere serbe per il drone radiocomandato sullo stadio Partizana, con tanto di vessillo della Grande Albania (sottintendendo il riconoscimento del Kosovo). Una provocazione figlia del separatismo che nei Balcani è un problema tuttora irrisolto. Sabato però si e' ripetuto lo spettacolo del nazionalismo estremo all'Allianz Riviera di Nizza. Questa volta è stato il portiere di riserva del Bastia, Jean-Louis Leca, a sventolare in campo la bandiera dell'indipendentismo corso, provocando rissa e parapiglia generale.

Sono le immagini di un film già visto, la messa in onda di uno spettacolo che le autorità della nota località della Costa Azzurra avevano preventivamente proibito in vista della delicata sfida. Tutto per via di una rivalità tra Nizza e Bastia che ha radici che affondano negli anni Settanta. All'epoca alcuni studenti corsi indipendentisti occuparono il campus universitario di Nizza, scatenando reazioni anche violente. Sul campo scontri si sono verificati tra gli ultras dei due club nel 1976, nel 1992 e all'inizio del 2000. Nulla di nuovo sotto il sole. Proprio per queste ragioni, prima della sfida valida per il decimo turno di Ligue 1, il prefetto di Nizza aveva vietato ai sostenitori corsi di esporre striscioni, magliette o bandiere che inneggiassero al separatismo isolano. Peccato che a dar fuoco alle polveri siano stati proprio i giocatori allenati dall'ex stella di Real Madrid e Chelsea Claude Makelele. Durante la fase di riscaldamento i calciatori del Bastia infatti sono scesi in campo col vessillo della Corsica contestato: due strisce di nastro rosso a cancellare il moro simbolo dell'isola.

Al termine della gara Leca, per festeggiare l'1 a 0, ha scatenato la rissa generale, con feriti e arresti anche tra i sostenitori sugli spalti, ricordando un altro "sbandieratore" del pallone, il ghanese John Pantsil. Dopo la sfida vinta dalla sua nazionale sulla Repubblica Ceca ai mondiali di Germania del 2006, tiro' fuori dai calzettoni una bandiera d'Israele, la sua patria d'adozione, facendo imbufalire compagni di squadra e tifosi presenti allo stadio di Colonia, uniti dalla fede islamica. A causa di quel gesto, ripreso in mondovisione, Pantsil venne minacciato di morte da Al Qaeda, che l'aveva accusato di essere una spia del Mossad, e costretto a vivere sotto scorta per quasi tre anni.

Ironia della sorte il gol della vittoria del Bastia porta la firma del centravanti Floyd Ayite, uno che ha ripudiato la patria d'origine, la Nigeria, per mettersi a disposizione del Togo. Qualcuno dalle parti di Lagos non l'ha presa tanto bene e un paio di anni fa, complice un Nigeria-Togo di coppa d'Africa, l'attaccante del Bastia ha rischiato il linciaggio in campo da parte di un gruppo di nazionalisti.

Della serie, a volte ritornano.

Commenti