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Bati e Marco, quando la salute è un autogol

L'argentino rivela: «Volevo farmi amputare le gambe». Van Basten lascia la panchina dell'Az

Bati e Marco, quando la salute è un autogol

Non c'è pace per i semidei del calcio di ieri. Anzi sembra quasi che il destino crudele sia pronto a presentare un conto terribile dopo aver donato a piene mani una carriera colma di talento e gloria, di fama e gol spettacolari. A prendersi una rivincita bastarda. È il caso di Gabriel Batistuta e Marco Van Basten, ciascuno eroe della propria epoca, ciascuno esponente di una fede calcistica, il Milan e la Fiorentina (poche tracce lasciate a Roma, scudetto a parte) ma entrambi capaci di attirare amicizie, simpatie e solidarietà in giro per il mondo. Nello stesso giorno, ieri, notizie (in verità poche e contraddittorie) sull'olandese e un angosciante racconto dell'argentino ci hanno trascinato all'improvviso dentro un pozzo nero. Il cigno di Utrecht, che già soffrì a Milanello per le caviglie di cristallo e interruppe in giovane età, a 28 anni, una splendida cavalcata, si è fermato ancora. Questa volta ha dovuto abbandonare, per qualche giorno o chissà per quanto, la panchina dell'AZ. Problemi di cuore, a dare ascolto alle prime informazioni, vinto dalla depressione secondo altre, entrambe smentite da qualche sms dell'interessato spedito ai tanti amici conservati in Italia, nel calcio e non solo. «Sano come un pesce» il più rassicurante di tutti. Tifiamo tutti per un falso allarme.

Batistuta invece ha raccontato tutto il suo calvario. E ha parlato, anche lui, dei dolori terribili e lancinanti sofferti alle caviglie, martoriate dalla cartilagine consumata. «Non riuscivo più a camminare, la notte non potevo neanche andare in bagno a far pipì, un bel giorno andai dal mio medico e gli chiesi di tagliarmi le gambe. Lui rispose se ero matto», l'agghiacciante confessione per fortuna resa dal divano di casa, il pizzetto sale e pepe, un sorriso stampato che è la migliore rassicurazione per noi tutti che l'abbiamo visto e ammirato sul prato verde scattare come una pantera verso la porta avversaria ed esplodere il suo destro tante volte da perdere il conto, senza mai un gesto fuori ordinanza, senza un mai un colpo di testa, lasciando Firenze, la sua patria calcistica italiana, solo per amore della Fiorentina, per consentire al club un incasso ricco, molto ricco. Anche a Batistuta hanno ceduto d'improvviso le caviglie, dopo anni passati a cavalcare l'ebbrezza del gol, proprio come a Marco Van Basten. Forse non è la rivolta del destino crudele, forse ha ragione Carlo Ancelotti che pure ha conosciuto pene e sofferenze nelle ginocchia sue.

«Lo sport fa male» raccontò un giorno tra il serio e il faceto.

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