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Berlusconi e il Milan. I giorni del giudizio

Tra martedì e giovedì il patron dirà se aprire ai cino-americani. I figli sono divisi sul club, ma hanno deciso di non interferire

Berlusconi e il Milan. I giorni del giudizio

L'ora del giudizio non si avvicina solo per Brocchi e il suo Milan. Oggi c'è la sfida col Frosinone, scontato un clima di forte contestazione a San Siro mentre la classifica, per via del Sassuolo ormai a un solo punto di distacco, reclama la necessità di mettere in cassa tre punti e provare a dimenticare la figuraccia di Verona. Tornano Alex e Balotelli ma non sono loro che possono scavare la differenza, è la reazione collettiva che serve per provare a salvare la faccia. Poi tocca alla società affrontare lo snodo decisivo. E in particolare a Silvio Berlusconi, il presidente, chiamato a decidere, tra martedì e giovedì prossimi, se aprire ufficialmente la trattativa con il gruppo cino-americano (gli investitori sono asiatici, non figurerebbero nel consorzio i giganti economici del quel paese, mentre a stelle e strisce è l'advisor che ha imbastito il negoziato da molti mesi a fari spenti) a cui va concessa l'esclusiva. Si tratterà del primo passo che non comporterà alcun vincolo poiché è anche prevista la possibilità di recedere dall'esclusiva stessa senza alcuna penale da versare. Il secondo passo è invece rappresentato dal preliminare di vendita, questo sì un documento molto impegnativo e che dovrà fissare sia i termini finanziari dell'accordo che le scadenze temporanee con tutti i dettagli relativi alla governance e alla stessa successione da inserire.

All'interno della famiglia Berlusconi, le antiche posizioni sulla questione di fondo (un ramo a favore della cessione, quello rappresentato dai figli Marina e Piersilvio di primo letto, un altro ramo contro costituito da Barbara che è poi la capo-gruppo dei fratelli di secondo letto) sono state superate dalla comune volontà di lasciare al presidente e al fondatore del Milan stellare la responsabilità della decisione. Non ci sono insomma pressioni da superare o dissidi da sanare. Perciò tra i più stretti collaboratori di Arcore, le due opzioni sul tavolo (vendere, non vendere) sono considerate entrambe possibili, nonostante le ultime contestazioni del tifo rossonero abbiano lasciato il segno sull'umore dell'ex premier. Da sempre, e in particolare nel calcio, Berlusconi si è sempre scontrato con una larga fetta dell'opinione pubblica schierata contro le sue scelte, dagli allenatori a quelle tecniche. Anche questa volta, della scelta al posto di Mihajlovic di Brocchi e delle sue idee di calcio, è convintissimo d'aver imboccato la strada giusta. Ma il punto è un altro. E cioè nel caso di mancata cessione all'acquirente cinese, quale sarebbe lo scenario inevitabile? Procedere a un altro, robusto potenziamento della squadra per consentire al Milan di rialzare la testa. Tradotto vorrebbe dire sottoporre l'azionista Fininvest a un altro investimento dopo quello appena compiuto con l'approvazione del bilancio (150 milioni impiegati per ripianare le perdite). Di qui perciò la convinzione, espressa da altri collaboratori del presidente, che alla fine Silvio Berlusconi aprirà alla cessione ai cinesi. E lo farà per testimoniare il più alto atto d'amore nei confronti dei colori rossoneri.

Come ha ricordato ieri Cristian Brocchi «non c'è nessun tifoso che possa amare il Milan come il nostro presidente».

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