Sport

Berlusconi si è stufato "Perdere così, proprio no"

"Inaccettabile sconfitta contro gente che guadagna 5 volte meno dei nostri". Finite le carezze a Inzaghi. Galliani inchioda la squadra alle responsabilità

Berlusconi si è stufato "Perdere così, proprio no"

Al Milan la stagione delle carezze presidenziali e degli elogi pubblici è finita ieri mattina poco dopo le 9 del mattino. Frantumata dall'allucinante trittico di gennaio (sconfitte con Sassuolo e Atalanta a San Siro, pari mortificante col Toro in 10 contro 11) che ha scavato un fossato sotto la credibilità di Pippo Inzaghi e scatenato la rivolta nel popolo dei tifosi. Nel suo blitz a Milanello, Adriano Galliani ha inchiodato il gruppo squadra al muro delle responsabilità ricavando, dalla sequenza di risultati e prestazioni, la sua morale. «Se siete partiti benissimo, 14 punti nelle prime 7 partite, media Champions, e avete battuto Lazio e Napoli, tenendo testa a Roma, Samp, Fiorentina e Inter vuol dire che la rosa non è poi così scarsa» la prima parte, apparentemente assolutoria. «Se i problemi sono emersi con rivali di minor rango, 12 punti nelle successive 12 partite il bilancio, allora la spiegazione è di natura psicologica e va ricercata nelle motivazioni» la seconda più incisiva. «Così non va bene e conosco una sola medicina: lavoro, coesione e concentrazione» la terza e ultima, la più tosta.

Pronunciata senza toni drammatici, senza alzare mai la voce, ma con quel piglio che in passato è servito, tante volte, a "svegliare" fior di fuoriclasse. Inzaghi, messo al riparo secondo abitudine consolidata del Milan («Non possiamo cambiare un allenatore a girone» la battuta), è stato ad ascoltare.

Da Arcore è filtrato il legittimo disappunto del presidente (per la prova di Cerci, l'assenza nel primo tempo di un centravanti che occupasse l'area) ma è stata puntualmente smentita la voce di un summit convocato d'urgenza. Di sicuro il pessimo andamento del campionato non può certo far pensare a nuovi e generosi investimenti sul mercato di riparazione. Anzi, l'ex premier si è detto «più sconfortato che arrabbiato»: «Capisco che non sono più i tempi in cui si vinceva a Barcellona, ma è inaccettabile perdere contro squadre con calciatori che guadagnano 5 volte meno dei nostri», il senso del suo sfogo.

In privato, poi, a Inzaghi è stato chiesto di recuperare quel clima di grande coesione che è stato il segreto della felice partenza in campionato. Qualche frase sparsa durante le settimane passate (Abate: «A Torino eravamo in 10 non in 8», Montolivo: «Pippo è un allenatore inesperto che si farà») ha destato allarme e fatto pensare a un pericoloso corto circuito tra staff tecnico (affollato) e squadra che deve essere subito riparato. Un vecchio e sincero amico del Milan, Carlo Ancelotti, premiato ieri in Italia, gli ha lanciato una ciambella di salvataggio. «Il Milan si rialzerà con Pippo» ha pronosticato prima di chiudere con un codicillo che è tutto un programma, «anche se senza campioni è dura».

Messo il gruppo con le spalle al muro, il resto del lavoro è affidato al giovane tecnico assalito da paure e insicurezze, dimostrate dall'ultima dichiarazione («Non potremo mai giocare benissimo»). Le prossime due tappe, a Roma sabato sera con la Lazio in campionato e martedì prossimo a San Siro in coppa Italia, stesso rivale, non sono semplici. E con i caduti dell'ultima ora (Bonera ko, El Shaarawy pestato al solito piede), lo scenario non è confortante. Dal fronte mercato, le notizie non sono incoraggianti: nessun interesse per Okaka, chiusura per Pasqual, 10 i milioni chiesti dall'Atletico per Siqueira. La conclusione è una sola: può arrivare un difensore ma senza spese folli. Segnalare che le quattro sconfitte patite a San Siro (Juve la meno meritata, Palermo, Sassuolo e Atalanta senza giustificazioni di sorta) sono figlie delle stesse difficoltà (incapacità a produrre e governare il gioco), significa mettere il dito nella piaga (quando il Milan ha campo e spazio per sgabbiare in contropiede si ascolta tutta un'altra musica). Certificare l'estro mutevole di Menez, l'usura muscolare di Alex e l'involuzione dei progetti da campione di El Shaarawy e De Sciglio, vuol dire eseguire la contabilità dei problemi da risolvere nel giro di qualche giorno.

Troppi.

 

Commenti