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Bolelli e Fognini, che Slam. Un trionfo atteso 56 anni

I due azzurri vincono gli Australian Open nel doppio. "Abbiamo fatto qualcosa di speciale. E adesso la Davis"

Bolelli e Fognini, che Slam. Un trionfo atteso 56 anni

Sì vabbè, nel sabato di Melbourne ha vinto ancora Serena Williams ma scusate se a noi importa un po' di meno. Si vabbè, una volta si giocava tre set su cinque e il doppio valeva quasi come il singolare, ma che importa: finalmente, 56 anni dopo, il tennis maschile italiano ha riscritto l'albo d'oro di uno Slam e non succedeva da quando in campo c'erano due come Pietrangeli e Sirola. La Storia. Che dire, insomma, «e già, che dire di più: abbiamo visto gli Australian Open, cacchio!» dice Fabio Fognini con il trofeo in mano e l'amico non solo di campo Simone Bolelli lì con lui. Uno, Fabio, che per una volta si è tolto di dosso la polvere da bad boy del tennis, e l'altro, Simone, al traguardo di un ritorno a grandi livelli dopo troppi dolori e troppi tremori.

Fognini-Bolelli come Pietrangeli-Sirola, si diceva, e paragoni impossibili a parte, i due a Melbourne entrano comunque nella storia del nostro tennis grazie al doppio 6-4 rifilato ai francesi Herbert e Mahut, altra coppia un po' a sorpresa del torneo. Una vittoria in due set ma non semplice (c'è stato da recuperare un avvio difficile con gli avversari 3-1), diventata un sogno raggiungibile quando lo sparapalle Herbert - uno col servizio sempre oltre i 200 all'ora - ha cominciato appunto sì a spararle, ma troppo grosse. E non c'è stata più partita. «È una vittoria splendida, centrarla con Fabio è incredibile - sottolinea alla fine Bolelli, praticamente incredulo -. Abbiamo fatto qualcosa di speciale e forse non ce ne rendiamo conto. Con Fabio c'è un ottimo rapporto e questo è fondamentale, giochiamo insieme da 2-3 anni e lo facciamo anche in Davis. E ora vogliamo continuare, il nostro obiettivo diventano le Atp Finals, anche perché vincere in doppio servirà anche al singolare». Segue poi l'entusiastico «cacchio» di Fognini, perfino impassibile - durante il match - davanti all'errore dell'arbitro: «Mahut aveva toccato la palla due volte, il giudice ha sbagliato e poi lo ha ammesso ed è la prima volta che mi capita. Hanno rivisto le immagini, questa volta avevo ragione io», e giù risata e la promessa di una festa alla grande. «Ma tranquilli, Simone è sposato...». E giù altra risata, anche perché arriva puntuale il tweet della fidanzata Flavia Pennetta, finalmente signora di un campione e non di un ribelle.

Così adesso è inutile pensare cosa sarebbe stato Fognini con il suo braccio ma senza quella testa lì, così come domandarsi cosa sarebbe stato Bolelli senza infortuni e sfortuna. L'Italia e il tennis hanno due nuovi campioni, che anche Pietrangeli festeggia pur facendo sapere che ai suoi tempi «il doppio lo giocavano i più forti: noi a Parigi abbiamo battuto Emerson e Fraser». Vero, ma ai tempi gli uomini delle racchette non erano costretti a subire le angherie mediatiche delle colleghe, e quindi sai che soddisfazione. Dopo il successo della Schiavone a Parigi e quelli ripetuti delle chiqui Errani e Vinci, finalmente ecco Fognini e Bolelli: «E d'ora in poi chiameteci Chicchi...».

Finisce insomma così, trionfalmente per noi, un torneo nel quale anche Andreas Seppi aveva fatto storia battendo Roger Federer. E finirà definitivamente questa mattina con la finale Djokovic-Murray (ore 9.30, diretta Eurosport con Adriano Panatta come guest star al microfono), ovvero forse il meglio che il tennis può offrire in questo momento.

Ci scuseranno però i due se li guarderemo ancora un po' distatti: per loro uno Slam è un'abitudine, per noi una felicità unica.

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