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Bonucci: "Mi mancava casa... In cuor mio sapevo di tornare"

Fischi dai tifosi bianconeri: "Li trasformerò in applausi". E su Allegri: "Ci siamo chiariti, cresciuto grazie a lui"

Bonucci: "Mi mancava casa... In cuor mio sapevo di tornare"

Tanti saluti alla litigata con Allegri durante Juventus-Palermo di due stagioni fa, allo sgabello contro il Porto, all'estate in cui aveva spiegato di essere andato al Milan per spostare gli equilibri. Leonardo Bonucci riavrà la sua maglia 19 gentilmente restituitagli da Perin e chi s'è visto s'è visto. Qualche fischio c'è già stato nei giorni scorsi e altri magari ne arriveranno: Agnelli e Marotta però non se ne sono curati finora e non lo faranno in futuro. Per arrivare alla Champions e per (ri)mettere un po' a posto i conti, questo e altro.

«Sono entusiasta di iniziare questo nuovo percorso le inevitabili parole del difensore -. La decisione di andare al Milan? L'ho presa in un momento di rabbia, non è stata quella giusta». Lezione di vita, insomma. Per lui e per chi magari farà tesoro della lezione. Nessuna scusa ufficiale, però: «L'unica risposta che devo dare è sul campo. Sono voluto tornare perché mi mancava casa». E, per essere chiari, zero problemi anche con Allegri: «Ci sono discussioni che fanno parte delle annate calcistiche. Con lui ci siamo visti varie volte: il nostro rapporto è ottimo e, da persone intelligenti, ci siamo sempre stretti la mano». C'è di più, anche: «Quando lo scorso anno sono stato a Londra per ritirare il premio della Top 11, gliel'ho dedicato perché sono migliorato grazie a lui. Adesso guardiamo avanti». La personalità per farlo non gli manca e poco importa se per alcuni sconfina nella presunzione. In caso di ulteriori fischi, nessun problema: «Quando saranno quelli degli avversari mi caricheranno, quando saranno dei miei tifosi starà a me trasformarli in applausi. Per tornare alla Juve ho rifiutato altre squadre in Europa: il Milan mi avrebbe ceduto all'estero, ma io volevo tornare qui. Se mi si presentasse di nuovo un'offerta per lasciare la Juve, direi di no. Con Agnelli ci eravamo lasciati con una stretta di mano: in cuor mio sapevo che sarei potuto tornare».

Pare semplice, a raccontarla così. «C'è stato un momento in cui è stato trovato l'accordo e siamo andati avanti per la soddisfazione di tutti. La mia esultanza allo Stadium dopo il gol segnato l'anno scorso? Mi capita poche volte di segnare: quando vedevo altri giocatori che non lo facevano li criticavo, perché sei un professionista e in quel momento stai difendendo i colori della tua squadra. Spero di regalare ai tifosi bianconeri altre esultanze». Qualche carezza anche al mondo Milan: «Ho avuto la fortuna di stare a contatto con una grandissima persona come Gattuso. Torno a Torino con un bagaglio importante di esperienze, sono cresciuto. Io capitano rossonero? La società voleva identificare il nuovo progetto con un nuovo acquisto. Adesso però basta pensare al passato: sono concentrato sulla Juventus». Niente più sgabelli, ecco. Pur se arriva una puntualizzazione: «Il mio posto ce l'avevo, ma io vivo la partita in maniera molto nervosa. Ero in mezzo a dieci persone: mi sono spostato in prima fila e poi nella lounge in piedi. Quindi ho preso lo sgabello per dieci minuti.

Ed è stata la mia rovina».

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