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Bonucci tra il passato e la voglia di festa

Bonucci tra il passato e la voglia di festa

Il pre è stato perfetto. Dinanzi a Mattarella, nella sede più austera di Roma, il Quirinale, Leonardo Bonucci ha avuto un'ispirazione che ha reso meno banale l'evento previsto dal freddo e scontato cerimoniale. Invece di parlare di calcio e di sfida alla Juve, cui ha riservato una frase da vecchio sodale, ha parlato di Ermanno. Chi è Ermanno? È quel ragazzo afflitto dalla sindrome down che è spuntato all'improvviso in tribuna a San Siro sabato sera per la sfida col Verona e al quale Bonucci ha regalato la sua fascia di capitano. Bene: non è stato un semplice incontro, uno dei tanti finiti nell'agenda di un calciatore famoso e capitano del nuovo Milan cinese. No. Bonucci ha raccontato, col trasporto del padre emotivamente coinvolto, la lezione che Ermanno gli ha involontariamente impartito. Ha detto Leonardo: «Ermanno non ha mai parlato di partita, ha sempre parlato di festa. Ecco: mi sono portato dietro questo termine e questa lezione di vita».

Adesso aspettiamo il dopo di Juve-Milan finale di coppa Italia, la seconda in due anni, per capire se quell'incontro ha prodotto qualcosa di magico nell'animo di Bonucci e dei suoi. Perché non sia una partita ma una festa basterebbe assistere a uno spettacolo degno, senza vedere l'arbitro circondato da un manipolo di oppositori a ogni decisione discutibile, basterebbe cogliere il senso più autentico del duello che da sempre, in Italia e fuori dai nostri confini geografici, ha segnato il passaggio verso la gloria. Non a caso Buffon ha citato il precedente di Manchester (maggio 2003) per ricordare il nervo scoperto del popolo bianconero. L'ultimo trionfo dell'era Berlusconi è fissato nel dicembre di due anni fa, a Doha con il volo di Donnarumma sul rigore di Dybala, segno che anche in epoca di clamorose differenze in materia di piazzamenti, il Milan è ancora in grado di mandare per traverso qualche serata alla razza padrona del nostro calcio. Bonucci è stato di recente, nella sfida di Torino, pardon, nella festa di Torino, l'autore di quella riscossa che ha infuso coraggio nel Milan di Gattuso, troppo giovane, inesperto e di ridotto temperamento per tenere testa ai guerrieri di Allegri. Quella sera in molti hanno intuito che la traversata del deserto da parte del Milan era cominciata. Da lui, da Bonucci che è uno dei pochi abituati alle tensioni di una finale, deve arrivare ancora una volta la scintilla. Vedrete: specie su calci d'angolo e punizioni, tutta la Juve terrà d'occhio Leonardo per impedirgli di fare gol come nel precedente di campionato.

E magari, seguito da qualche compagno d'armi sfuggito al controllo bianconero, può diventare la chiave per accedere al castello di Buffon.

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