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Brasile-Argentina, romanzo senza fine

Semifinale di Coppa America: i verdeoro nello stadio del 7-1 tedesco

di Tony Damascelli

R oba del genere soltanto in Europa tra Inghilterra e Scozia. Potrei aggiungere Serbia e Croazia ma è storia recente, del dopo Tito maresciallo. Pelé, Maradona, Garrincha, Di Stefano, gente di grandissimo lusso, riassunto: Argentina-Brasile da sempre e ancora per sempre, la notte prossima, per la coppa America, a Belo Horizonte.

Letteratura, romanzieri, poeti, registi cinematografici che altro si può aggiungere a una rivalità che sta nel sangue, nella parola, negli usi e nei costumi, nel conflitto che agli inizi dell'Ottocento portò alla guerra vera? Il calcio ha esaltato la sfida, da un secolo gli attori di questi due Paesi hanno segnato la cronaca e la storia del mondo intero come ribadiscono i cognomi dei fuoriclasse citati in avvio. Non semplici partite di calcio ma duelli asperrimi, invasioni di campo, aggressioni fisiche e verbali. I gentiluomini di Baires uheggiavano contro i ragazzi di Rio urlando come le scimmie e mimandone la postura, i giovani brasiliani replicavano mimando gesti sessuali nei confronti delle senoras e senoritas. In campo, poi, erano e sono rotule ammaccate, e sputi e insulti e provocazioni. Accadde nel millenovecentoventicinque quando la squadra brasiliana si ritirò dal campo prima del fischio finale e quella partita, vinta dagli argentini 2 a 0 fu definita o jogo de vergonha. Ma nel Trentanove furono quelli dell'albiceleste ad abbandonare il terreno di gioco dopo che l'arbitro aveva assegnato un rigore in favore dei brasiliani sul 2 a 2, il Brasile si aggiudicò la coppa realizzando il rigore senza portiere avversario tra i pali. E il mundial del Settantotto, vinto da Menotti mentre il popolo argentino cantava: «Que lindo, que lindo que va a ser, nos otros con la copa, Brazil con el café». E ancora l'espulsione di Maradona al mondiale spagnolo per un calcio a Batista, l'acqua dopata di tranquillante offerta, dallo staff medico argentino, al rivale Branco nel mondiale di Italia '90. Sceneggiature da film, come lo spot pubblicitario che vide Maradona in pieno sogno, vestire la maglietta verdeoro e cantare l'inno a fianco di Kakà e Ronaldo e poi destarsi, fradicio di sudore e terrorizzato da quelle immagini tremende per lui e scoprire di avere accanto al cuscino la camiseta argentina e una serie di lattine vuote di Guaranà Antartica, la bevanda brasileira con tanta di quella caffeina da provocare la revoluciòn.

Maradona e Pelé appartengono a un passato remotissimo, oggi titoli e commenti riguardano Lionel Messi e Coutinho, Gabriel Jesus e Aguero, Firmino e Lautaro Martinez, Allan e Paredes, Alex Sandro e Tagliafico, non certamente fuoriclasse ma simboli di un altro football, così distante ma così vicino ai nostri sogni, questi senza Guaranà Antartica.

La partita di stanotte riempie un'estate piena di parole e vuota di fatti.

E' il football.

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