Russia 2018

Il Brasile è una certezza e O' Ney non inciampa come Messi e Ronaldo

Messico di nuovo battuto e la Seleçao supera la Germania per il numero di gol mondiali

Il Brasile è una certezza e O' Ney non inciampa come Messi e Ronaldo

L'alieno (Neymar) entra nello stadio-astronave (quello di Samara) e la caduta delle stelle nella galassia russa si interrompe all'improvviso. Trovata l'acconciatura giusta, O' Ney sta trovando ora anche la condizione e le giocate ideali per trascinare il Brasile all'obiettivo dichiarato di inizio Mondiale. Gli manca solo di crescere dal punto di vista comportamentale: la sceneggiata sull'innocuo pestone di Layun è un gesto assolutamente da evitare in futuro per non continuare a oscurare la sua immagine. E siamo sicuri che capitan Thiago Silva, che lo ha rimesso in riga dopo la prima partita insieme agli altri senatori, gli farà un bel discorsetto in vista del quarto di finale di venerdì.

Intanto il ragazzo nativo dello stato di San Paolo si mette in scia dei compagni di reparto del tridente monstre del Psg Mbappé e Cavani. Con la dirigenza qatariota che adesso deve provare a trattenerlo a Parigi e resistere alla corte del Real Madrid, magari affiancandogli gente del calibro di Buffon, Bonucci e, chissà, Cristiano Ronaldo. Neymar segna un gol, il sesto al Mondiale (il secondo in Russia), nato da un suo colpo di tacco che fa collassare la difesa messicana su di sé e libera Willian che poi gli confeziona un assist perfetto. E un assist lo regala anche il numero 10 brasiliano per il bis-fotocopia di Firmino. Messico sistemato in campo e fuori: «I messicani hanno parlato troppo ed è per questo che vanno a casa». La strada verso il Pallone d'Oro, da strappare ai dominatori dell'ultimo decennio Messi e Ronaldo già tornati a casa, è solo tracciata ma ancora lastricata di tanti ostacoli.

O' Ney è in crescita e questo non può che essere un bene per il ct Tite che se lo è coccolato sin dal primo giorno di ritiro a Tersepolis prima e a Sochi poi. Ma il primo violino dell'orchestra Seleçao nel pomeriggio di Samara è proprio Willian: i suoi strappi spaccano la partita che il Messico ha preparato bene dal punto di vista difensivo, supportato dal reattivo portiere Ochoa. Le cui parate quattro anni fa bloccarono la sfida del girone sullo 0-0 e fecero nascere la leggenda, cavalcata alla grande dai social specialisti in fotomontaggi, delle sei dita nella mano destra. Ieri ha raggiunto il record di 23 interventi nel Mondiale di Russia, quasi tutti decisivi, ma non è bastato. Di sicuro, più di un allenatore (tra questi anche Carlo Ancelotti per il suo Napoli) gli ha messo gli occhi addosso.

La truppa di Osorio mette il guinzaglio al Brasile per una ventina di minuti, poi viene fuori la classe dei verdeoro che confermano anche la loro solidità difensiva. Alisson è attento sul tiro più insidioso di Lozano, arrivato però quando la Seleçao è già in vantaggio, Thiago Silva e Miranda chiudono bene gli spazi nell'area piccola dove il Chicharito Hernandez vaga senza idee e palloni giocabili. E i due tabù dei messicani, che non ripetono l'impresa già compiuta con la Germania, restano tali: nessun gol segnato al Brasile in cinque gare mondiali e una nuova eliminazione agli ottavi iridati, come avviene puntualmente dall'edizione del 1994. Da anni calcisticamente i «Tri» vengono accostati ai sudamericani per talento e risorse, ma manca loro quella che è definita la «garra», cioè il carattere, la grinta e l'ambizione.

Dopo il crollo del muro tedesco, il suicidio argentino e il ridimensionamento dei campioni d'Europa del Portogallo, la Seleçao partita come la grande favorita ha invece sempre più gli occhi addosso. «È la squadra con più qualità e più completa», l'ennesima investitura che arriva proprio da Ochoa, uno degli ultimi sfidanti. Ma ora Tite dovrà fare la conta degli assenti: agli acciaccati Danilo e Marcello si aggiungerà nei quarti lo squalificato Casemiro.

Intanto il Brasile stabilisce un altro primato: 228 reti segnate ai Mondiali, due in più della Germania che deteneva il record.

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