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Brasile e Argentina, via con due sconfitte choc

C'era una volta il Brasile, la squadra che vinceva sempre. Più o meno come la Germania, l'Argentina e l'Italia. Qualcosa è cambiato. Tranne la Germania che come la metti galleggia, le altre tre sembrano entrate nel tunnel dell'orrore. L'Italia - almeno la versione di Conte - la conosciamo. Vince poco, pareggia spesso e volentieri e gioca maluccio. Senza talenti siamo scesi negli inferi Fifa, diciassettesima piazza. Persino peggio sembrano stare l'Argentina e il Brasile. I verdeoro una volta collezionavano stelle & trofei su sottofondo danzereccio. Ieri hanno fatto il pieno di sberleffi e stabilito un altro (infame) record. Dopo la batosta tedesca hanno esordito nelle qualificazioni sudamericane con una sconfitta. Mai successo prima. Due a zero contro il Cile operaio. Lanci lunghi, dribbling morti sul nascere e una serie poco onorevole di manfrine in campo, ecco il Brasile di oggi, quello tutta forza e molte spine di Hulk. L'orizzonte è buio. Il Cile degli ex italiani Vidal e Sanchez (che fenomeni non sono) alla fine non ha avuto problemi a vincere facile. Qualcosa è cambiato: in Brasile non ci sono più suicidi, ma minacce di morte per Dunga, il ct più odiato di sempre.

Clamoroso (anche se almeno loro qualche partita la vincono) al Monumental, dove un'Argentina lenta e imprecisa è caduta malamente scoprendosi improvvisamente fragile e spaesata senza la Pulce. L'Ecuador con un micidiale catenaccio per la prima volta porta a casa tre punti da Buenos Aires, complicando il cammino dell'Albiceleste verso Russia 2018. Ora, naturalmente, qualcuno tirerà fuori la scusa che Brasile e Argentina hanno perso perchè mancavano i suoi due fuoriclasse del Barcellona.

Parte bene invece l'Uruguay, che pur rattoppato supera la Bolivia e l'altura di La Paz con un gol per tempo. All'Uruguay mancavano due campioni, uno presunto (Cavani), l'altro accertato (Sanchez). La vittoria celeste riconsegna anche agli juventini un Caceres rigenerato.

Allegria.

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