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Brignone, urlo gigante. E la pista di "casa" non è più la bestia nera

È l'undicesima vittoria in coppa del mondo a Courchevel a due passi dalla sua Valle d'Aosta

Brignone, urlo gigante. E la pista di "casa" non è più la bestia nera

Courchevel - «Un passo alla volta si va lontano» dicono i vecchi montanari, e Federica Brignone, cocciuta e determinata come loro, ieri a Courchevel è arrivata finalmente in vetta. Vittoria in gigante, 100 punti guadagnati per la classifica di coppa, certo, ma soprattutto per la sua autostima che ha sempre bisogno di essere alimentata.

Vittoria sofferta, di misura, stavolta i centesimi sono stati dalla sua a differenza di sabato scorso a St Moritz, quando perse il superG per 27 centimetri. Ieri ha vinto per 4/100 sulla giovane norvegese Holtmann, al comando dopo la prima manche e fino all'ultimo intermedio della seconda. Un errorino a quattro porte dal traguardo le è costato caro, ma non le ha tolto la gioia del primo podio in carriera, mentre Fede ha accolto la vittoria numero undici, la sesta in gigante, con un urlo di liberazione. La voleva, la meritava, e averla presa proprio a Courchevel ha un significato particolare. «Anche se siamo in Francia, questa gara l'ho sempre vissuta come se fosse quella di casa. La mia Valle d'Aosta è appena al di là del tunnel e qui vengono tanti tifosi a incoraggiarmi. Amici, parenti, compagni di scuola Ma niente. In tanti anni, fra Coppa Europa e Coppa del Mondo, non ero mai riuscita a dare loro una soddisfazione. Questa pista era la mia bestia nera. Cadevo, sbagliavo, sciavo male. Qui quattro anni fa persi il pettorale rosso che avevo indossato per tre gare, qui me lo sono ripreso».

Nella giornata nera di Mikaela Shiffrin, diciassettesima senza commettere il minimo errore (roba da non credere), Fede diventa leader della specialità. «Ma la stagione è ancora lunga, non parliamo di classifiche ora, men che meno di quella generale. La Shiffrin ha sbagliato una gara, ma non credo ne sbaglierà molte altre. Io in ogni caso non gareggio per battere lei, ma per dare il meglio di me stessa. Vincere è fantastico, è la cosa per cui mi sto facendo un mazzo incredibile da anni e anni. Quando qualcuno mi dice di riposare, di mollare un attimo, di prendermela più comoda, io rispondo no, col cavolo! Sono stufa di sentirmi dire che ho le potenzialità per essere la numero uno in gigante e ritrovarmi a fine stagione senza nulla in mano».

Il suo messaggio è forte e chiaro: «Mi diverto, sto bene, faccio tutte le gare che posso e finché va va». «Se però domani (oggi, ndr) provi solo ad alzare la testa dal cuscino ti do una martellata e ti ributto giù» la minaccia Davide, suo fratello, sicuro che dopo il tour de force Stati Uniti, Canada, Svizzera e Francia, Fede abbia assoluto bisogno di riposo. Domani in Val d'Isère tornerà già in pista per le prove della discesa, gara sabato, e domenica farà la prima combinata della stagione. «Recuperare in fretta è una delle mie doti migliori anche in estate, quando mi ammazzo di fatica nei circuiti. Prima della gara però mi sono spaventata: facendo riscaldamento ho sentito un clac nella parte alta della schiena e sono rimasta bloccata.

Senza Gigi (Devizzi, osteopata della squadra, ndr) non so come avrei fatto a scendere».

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