Sport

Caccia al tesoro speciale Obiettivo la prevenzione

Noi, allo spettacolare raid toscano voluto dalla Federazione Porsche Club. Su una 718 Cayman

Roberta Pasero

Firenze Tutta colpa dello gnomone se al Porsche Club Bullet, caccia al tesoro automobilistica 3.0, su settanta equipaggi agguerriti e avventurosi sono arrivata «soltanto» (sorprendentemente) ventunesima, io che guidavo per la prima volta una Porsche 718 Cayman Gts e mai ho avuto a che fare con gli skill and time penalities di una gara di regolarità. Vi chiederete: ma cos'è mai lo gnomone? È una parte dell'orologio solare che proietta la propria ombra sul piatto. E cosa c'entra con una sfida organizzata dalla inappuntabile Federazione Italiana Porsche Club?

Il fatto è che trovare una password ricavata da lettere messe in ordine proprio secondo l'ombra solare, era l'ultimo e irrisolvibile dei dieci enigmi da sgrovigliare per arrivare al traguardo.

Un finale pitagorico per un raid di due giorni in una Toscana con temperature estive e colori autunnali. Partenza da Campi Bisenzio, destinazione chissà. Settanta gli equipaggi di porschisti col pedigree, settanta come sono gli anni che hanno trasformato Porsche da sogno a mito. E dunque sulle auto niente numeri in sequenza, ma gli anni che uniscono il 1948 al 2018. Tra loro, per accendere i riflettori sul mese della prevenzione del cancro al seno, anche due Porsche della press in rosa, la (provvisoriamente) mia è una 718 Cayman Gts color gesso, un bianco perlato tres tres chic che si fa notare tra le Miami Blue e le Rosso Selvaggio.

Posizionati gli adesivi Porsche sulle fiancate, il nastro rosa #drivethecure sul cofano, quelli Pirelli sui paraurti, Millefiori Milano sulla fiancata posteriore, è il momento del primo indizio per settanta equipaggi dai nickname imprevedibili: Dandy, Two Hungry Italians, gli Sfollati (i vincitori), e altri più a tema come Nebbia fitta e #cisiamopersi. Perché il rischio è proprio questo. Perdersi lungo un itinerario di oltre 500 chilometri senza sapere dove andare, percorrendo strade che sembrano disegnate a matita, zigzagando come cantava Battisti tra discese ardite e le risalite, tra i colori delle crete senesi e il Chiantishire, tra la Maremma e il Monte Amiata e scollinando tre province, Firenze, Siena, Grosseto.

Un percorso ideale per mettere alla prova un'auto nata per stupire che non sacrifica la comodità al dinamismo. Ma non siamo qui al Porsche Club Bullet per provare il cambio Pdk a doppia frizione e 7 rapporti e nemmeno l'opzione Sport plus che consente di provare i brividi del sovrasterzo per le curve più strette e di farsi inebriare dall'inconfondibile sound Porsche. Qui bisogna risolvere rompicapi, enigmi, rebus culturali per capire dove andare e non è facile quando il telefono non prende e il navigatore naviga nel vuoto.

Agli equipaggi serve incrociare longitudine e latitudine come non si usa più, prima di sciogliere le briglia ai trentamila cavalli dei motori e riuscire a sfogliare guidando le pagine di un dizionario delle bellezze che va dalla A di Asciano con la Abbazia di Monte Oliveto alla S di Seggiano per perdersi nel giardino d'arte contemporanea di Daniel Spoerri alla V della Val d'Orcia per un pit and stop a Bagno Vigoni, il centro termale che curava già Lorenzo de Medici. Ma anche per trovare quasi in mezzo al nulla mazzi di carte toscane e benzina a 1,40 euro al litro.

E meno male che quando funzionano sono consentiti i social per chiedere l'aiutino da casa e farsi inviare, per esempio, un sms da una cabina telefonica (sì, esistono ancora) ma che sia quella geograficamente più lontana possibile.

Alla fine mission complete. L'arrivo, dopo l'ultimo dei dieci check point alla riserva naturale di Diaccia Botrona, è a Cala Felice, terrazza sul mare a Puntone di Scarlino, tra Castiglione della Pescaia e Follonica. Insomma, una bella stancante follia.

Ma in fondo come diceva Oscar Wilde: «Le follie sono le uniche cose della vita che non si rimpiangono mai».

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