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Il calcio italiano un rebus, ma pensa solo alla Tv

Salta l'intesa su Tavecchio. Malagò sempre in pressing, elezioni federali a rischio rinvio

Lo scenario che si va delineando nel futuro immediato del pallone italiano è quello dell'immobilismo. Sulla carta devono essere i giorni della svolta: prima le elezioni della Lega calcio nell'ennesima assemblea prevista per oggi a Milano; poi il voto per il nuovo presidente della Federcalcio previsto per lunedì a Roma. Ma tutto potrebbe saltare nelle prossime ore.

A partire dalla confidustria del pallone che va verso un altro nulla di fatto. D'altra parte l'ultimatum di trenta giorni lanciato da Giovanni Malagò per dare una governance alla confidustria del pallone, è stato un assist per l'ala riformista dei club di Serie A guidata da Juventus e Roma che a questo punto vedrebbe di buon occhio un commissario alla guida della Figc. Inoltre non sembra avere più basi solide l'asse Cairo-Lotito che avrebbe portato Tavecchio alla presidenza della Lega Calcio e come amministratore delegato Javier Tebas, numero uno della Liga spagnola.

Inoltre sempre oggi in via Rosellini è prevista anche la discussione dei diritti tv: dopo l'apertura delle buste con le offerte, rifiutate dalle società di serie A per avviare trattative private con Sky e Mediaset, sul tavolo c'è anche l'offerta della spagnola Mediapro che accontenterebbe se non altro il tetto limite di 950 milioni imposto dai club. E i soldi hanno ovviamente la precedenza su qualsiasi discussione, figurarsi sul capitolo governance sul quale i presidenti non trovano da mesi un accordo.

E così, con un nulla di fatto, si va verso un passo indietro dei tre candidati alla successione di Carlo Tavecchio: Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, domani si sentiranno telefonicamente con Malagò e potrebbero anche ritirare le candidature annullando così le elezioni. O comunque lunedì potrebbe essere la stessa assemblea elettiva riunita a Roma a far slittare il voto. A quel punto si andrebbe dritti verso il commissariamento: Malagò rispetto a due mesi fa, al momento delle dimissioni di Tavecchio, è convinto che ci siano anche i requisiti giuridici per procedere in questo senso.

Il calcio italiano continua a perdere tempo nonostante sia finito sul fondo del baratro restando a casa dal Mondiale. Ma i soldi contano di più.

DPis

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