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Il calcio italiano sempre più in crisi: anche gli sponsor investono altrove

Da 4 a 3 squadre in Champions negli ultimi anni, i campioni che scelgono la Serie A soltanto a fine carriera, i diritti tv nazionali che vengono venduti all'estero a cifre irrisorie. Non bastava questo per disegnare il declino del nostro calcio: anche gli sponsor non amano più l'Italia

Gervinho segna il 2-0 in un Roma-Fiorentina senza sponsor
Gervinho segna il 2-0 in un Roma-Fiorentina senza sponsor

Sono ormai lontani gli anni in cui la Serie A era considerata il campionato più bello del mondo: Platini, Zico, Falcao, Maradona, Van Basten, Matthaus,Gullit, Papin, Zidane sono solo alcuni degli straordinari campioni che in Italia hanno saputo incantare il pubblico con giocate mozzafiato. Il Mondiale vinto nel 2006 è stato soltanto un diversivo rispetto alle sabbie mobili che stavano, già da anni, inghiottendo l'Italia e culminate proprio alla vigilia della spedizione tedesca con Calciopoli. Così come la Champions League e il successivo Mondiale per Club conquistato dall'Inter nel 2010, ultimo squillo di un'italiana nel calcio internazionale.

I tempi sono cambiati: sono 3 le squadre che possiamo presentare nella massima competizione europea, rimaste quest'anno a 2 a causa dell'eliminazione dei Partenopei, costretti all'Europa minore dalla quarta classificata in Spagna, il Bilbao, con il Portagallo che ci segue nel ranking con il fiato sul collo. I Campioni dalla risonanza internazionale rimasti in Serie A sono davvero pochi e tutti a fine carriera o in crisi di prestazioni: l'arrivo di Torres che avrebbe fatto clamore qualche anno fa, quando El Ñino era tra i giocatori più forti del Mondo, ora non fa più notizia. Balotelli, Benatia, il capocannoniere 2013-2014 Immobile e il suo gemello Cerci si sono tutti accasati all'estero. Pogba, Cuadrado, Vidal e pochi altri sono le mosche bianche ancora rimaste nella massima serie italiana e, c'è da credere, per mera casualità

Tutto ciò sarebbe già sufficiente per delineare che il nostro Campionato sta, anno dopo anno, perdendo sempre più appeal nel panorama del calcio che conta. E le cifre per i diritti tv pagate all'estero per le nostre 20 squadre lo testimoniano: la Premier League batte la Serie A 908 a 117. E la partita è giocata sui milioni di euro, linfa vitale per produrre uno spettacolo di appeal. Senza soldi lo show è mediocre. Ma non è finita: gli sponsor, che solo un decennio fa avrebbero fatto a cazzotti per assicurarsi il tanto agognato spazio sulle maglie dei nostri club, preferiscono investire altrove. Sono ben 7 (su 20, ovvero il 35%, una cifra davvero preoccupante) le squadre che scenderanno in campo nella Serie A appena cominciata senza nessuna scritta commerciale sulle divise da gioco.

I team lasciati in bianco che fanno più rumore sono sicuramente Roma e Fiorentina. Ironia della sorte le 2 formazioni si sono sfidate nell'anticipo serale della prima giornata di campionato, un derby tra squadre non sponsorizzate. La maglia vintage romanista mostrata sul terreno di gioco dell'Olimpico da Totti e compagni, senza alcuno sponsor, ha fatto sì rivivere le emozioni del calcio anni '80 - chi ha cercato Bruno Conti o Ciccio Graziani tra gli uomini in campo è rimasto deluso - ma è stata solo un piacere per gli occhi e per i ricordi, ma non per il portafoglio della Società. In questo modo i club italiani, già impoveriti, risultano sempre più in declino. Lazio, Genoa, Sampdoria, Palermo e Cesena gli fanno compagnia in questo triste primato. Tutti gli appassionati dello sport nazionale auspicano interventi correttivi che sappiano riportare l'entusiasmo di qualche decennio fa al nostro calcio: Tavecchio, nuovo presidente della FIGC, Conte, neo allenatore della Nazionale, e tutti i Presidenti di club dovranno saper remare nella stessa direzione per far cambiare rotta alla barca della Serie A, sempre che non affondi prima..

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