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Calcio, tennis e basket. Finisce l'olimpiade di casa Noah

È morto Zacharie, il capostipite, ex del Sedan, papà di Yannick e nonno di Joakim, pivot dei New York Knicks

Sergio Arcobelli

Un calciatore, un tennista e un cestista. Insomma, una famiglia di campioni. Parliamo dei tre Noah, da ieri diventati improvvisamente solo due. È morto, infatti, all'età di 79 anni Zacharie Noah, ex calciatore camerunense costretto a chiudere anzitempo per un infortunio la carriera, più conosciuto come il padre di Yannick e il nonno di Joakim.

A dare l'annuncio su Twitter della scomparsa di Zacharie è stato lo stesso Yannick. «Domenica mattina (ieri ndr) a Yaoundè, Zacharie Noah si è spento serenamente nel sonno. Ci ha lasciato circondato dalla sua famiglia».

Più che per il fatto di essere l'unico calciatore nero nelle rose di Stade Saint-Germain e di Sedan, con quest'ultima riuscì a vincere la Coppa di Francia nel 1961, Zacharie viene ricordato per la corsa frenetica sul campo del Centrale dopo la vittoria del figlio nella finale del Roland Garros '83 contro Mats Wilander. Zacharie, infatti, senza neppure aspettare che il figlio andasse a stringere la mano all'arbitro di sedia, come da routine, era piombato giù dalle tribune (anche con una caduta ma senza conseguenze) per stringere a sé in un dolce abbraccio il figlio in lacrime. Ora, purtroppo, quelle stesse lacrime sono state versate per la morte del papà.

La famiglia Noah, comunque, resta unica nel suo genere: tre atleti dello stesso dna di buon livello in tre sport diversi non è roba che si vede tutti i giorni. Ma, d'altronde, una delle caratteristiche della famiglia è che oltre a essere unici, sono sempre stati molto uniti. Anche se le distanze, negli ultimi tempi, erano aumentate: Zacharie, gravemente malato, era tornato nel suo paese natale, Yaoundè, il figlio Yannick è stato da poco riconfermato capitano di Coppa Davis della Francia e il nipote e cestista Joakim, un pivot attualmente in forza ai New York Knicks in Nba. Proprio in estate, quando il nipote si era trasferito nella Grande Mela, dopo una decade ai Chicago Bulls, il nonno Zacharie si era ammalato e Yannick non aveva potuto assistere alla conferenza stampa di presentazione di Joakim per tornare in Francia e restare in compagnia di papà ormai in fin di vita.

«Sono molto orgoglioso delle mie radici africane - dichiarava l'ala grande dei Bulls al New York Post -, ovvero quelle di mio nonno. A lui piace stare sempre nello stesso pezzo di terra tutto il tempo. Così, una volta all'anno torno da lui per trascorrere del tempo insieme e ascoltare le sue storie, quella di mio papà e quindi la mia. E capire, quindi, come mai abbiamo una mentalità da combattenti». Il segreto dei Noah? Il perché lo spiega Joakim sempre al Post: «Anche se faceva uno sport diverso, mio nonno mi ha parlato molto di come sia importante il cameratismo e la chimica di squadra. E non ha mai smesso di ricordarmi da dove vengo, affinché io tenga sempre i piedi per terra».

Ora nonno Zacharie non c'è più, ma dna e radici dei Noah non si cancellano.

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