Sport

Il calcio vuol lasciare il Coni, ma è un bluff

Tavecchio ci prova: "Vorremmo restare, ma siamo umiliati". La Figc chiederà al governo parte dei proventi delle scommesse

Il calcio vuol lasciare il Coni, ma è un bluff

Roma«Oggi ci sentiamo un po' più soli contro tutti». Il presidente della Figc Tavecchio ha fatto ieri il suo esordio al Consiglio nazionale del Coni nel giorno in cui il Comitato olimpico ha ratificato il taglio storico di venticinque milioni (in realtà saranno venti con i 2,5 della mutualità e ritagli vari) ai contributi per il calcio. Un taglio mal digerito che sancisce la fine della quota fissa per il mondo del pallone (il 18% del contributo del Governo) che ora - parole dello stesso Tavecchio rassicurato in tal senso da Malagò - spera in «una rivalutazione della contribuzione» (con una parte del tesoretto - almeno 4 degli 8 milioni in mano al presidente del Coni che porterebbe il taglio a 16 -).

E la trattativa proseguirà fino al 14 novembre, quando Tavecchio dovrà rendere conto dei tagli alle varie componenti in consiglio federale. Nel frattempo arriva una provocazione dal retrogusto di strappo. «Noi vorremo stare nel Coni, il problema è che ci costringono ad applicare delle procedure che ci umiliano - così Tavecchio -. I fondi arrivano dal governo che li ottiene attraverso le scommesse e le imposte che si applicano anche alle attività sportive; il miglior contribuente è il calcio. Altre situazioni non sono confrontabili». Ora la Figc - come precisa Agipronews - potrebbe rivolgersi direttamente al Governo per ottenere una parte dei soldi che il Comitato olimpico riceve annualmente dai giochi pubblici (407,5 milioni per il 2015).

Un'uscita dal Coni del calcio appare al momento irrealistica. Anche perchè è difficile pensare che le componenti possano rinunciare anche all'attuale e più ridotto contributo. «Conosco troppo bene Tavecchio e non penso sia un'ipotesi all'ordine del giorno. Non sono affatto preoccupato - così Malagò - ma è legittimo che facciano le loro valutazioni».

Di fronte ai colleghi presidenti di altre federazioni, l'intervento di Tavecchio è misurato quanto accorato. Una sponda gli arriva da Carraro e Abete, due suoi predecessori che ora siedono in Giunta Coni. Un attacco diretto arriva invece dall'ex numero uno dello sport italiano e attuale presidente della Federbasket Petrucci: «Il calcio deve fare un bagno di umiltà». «Non ne abbiamo bisogno, siamo uno sport popolare, davanti a 20-40 squadre di élite noi ne abbiamo 76mila che giocano tutte le domeniche intrattenendo gli italiani», la replica di Tavecchio.

Che al momento però dovrà accettare il fatto compiuto. «Il calcio è nel contenitore con tutte le federazioni e il suo contributo è quasi sei volte e mezzo più alto di quello erogato alla seconda (37,5 milioni contro i 6,1 quella dell'atletica, terzo il nuoto che riceve un milione in più, ndr ) - ha sottolineato Malagò dopo la ratifica dei contributi -. Se i risultati sul campo fossero stati migliori, avrebbe ricevuto di più. Ed è un invito a fare meglio».

Mano tesa da parte di Giomi, presidente Fidal: «Per il 2015 vale la delibera approvata, diamoci sei mesi aprendo la commissione anche alla Figc e dandoci dei parametri più vicini alla realtà per i contributi 2016».

Commenti