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Camila, così fragile e così d'acciaio "C'è Serena ma non la guardo mai"

Battuta la Makarova, oggi la Giorgi affronta la Williams «Emozionata sul Centrale con lei? Campo uguale ad altri»

Camila, così fragile e così d'acciaio "C'è Serena ma non la guardo mai"

Marco Lombardo

nostro inviato a Wimbledon

Camila picchia forte ma parla sottovoce. A volte sembra che ti prenda un po' in giro in entrambi i casi, ma se la conosci sai che non è così. E se è vero che per la quinta volta (dopo Valerio, Golarsa, Farina e Schiavone) un'italiana è nei quarti di finale a Wimbledon, questa non è come le altre: «Emozione perché sarò sul centrale contro Serena Williams? Il campo è uguale agli altri. E lei so come gioca, ma non la guardo mai».

Camila Giorgi sembra che ti prenda in giro, ma probabilmente lo fa solo per confonderti. Forse è solo da una vita alla ricerca di se stessa, la differenza è solo che ora sorride di più. Per questo sembra sempre essere a caccia di qualcosa, un po' come quando cerca la sua palla di servizio dopo il lancio, un lancio che non è mai uguale a quello prima. E a quello dopo. E in fondo in questi anni in cui è passata da bambina prodigio a donna al limite delle sue fragilità, il tennis lo ha detto lei - non è mai stato il centro della vita: «Il tennis per me è un lavoro. Per questo appunto non lo guardo mai». La famiglia invece è tutt'altro, ma questa è la sua storia più conosciuta, con papà-coach Sergio sempre così ingombrante ma che quest'anno sembra aver deciso a fare un passo di lato (nessuno ha ancora visto la sua chioma a bordo campo, ma Camila assicura che «lui è qui»). E poi la mamma sempre a casa in Argentina a fare completini come quello bianco di pizzo con cui si è presentata in sala stampa. Oppure il fratello calciatore che voleva essere il futuro del Real Madrid. E la sorella, morta in un incidente anni fa, che resta sempre un'ombra negli occhi.

Camila insomma risponde a monosillabi o quasi, ma quando è in campo fa dei discorsi eccezionali: «Attacco sempre, è il mio stile: lo posso migliorare ma non lo cambierò mai». È successo anche nel match di ieri contro la Makarova vinto 6-3, 6-4, praticamente la somma di una filosofia di vita che non prevede mezze misure: tra ace e doppi falli (di cui è la regina del torneo, 38 in 4 match), tra colpi implacabili ed errori incredibili. Si picchia duro, si parla poco: «Gli errori fanno parte della vita, per andare più avanti. E io spingo sempre». Stavolta ha funzionato, la curiosità è vedere se funzionerà anche oggi contro Serenona sul Centre Court. Ma è la nostra curiosità, non la sua. È la nostra partita della vita, non la sua: «È solo un momento positivo della mia vita, anche quella privata. Ho trovato continuità nel mio gioco, sono dove sarei dovuta essere. Il resto non ha importanza, penso solo a me stessa».

Camila Giorgi no, non ti prende in giro. Non potrebbe essere diversa, un libro aperto con delle pagine difficili da leggere, difficile a volte anche per lei. Quegli occhi bassi, quel sorriso timido, quella voce sottotono che stona con la violenza che sfoga contro la pallina, con la voglia di arrivare senza avere un traguardo: «L'ho detto: quando stai bene fuori dal campo, dentro va tutto meglio. Ma io non sono come quelli che vivono per il tennis: entro, gioco e poi basta. Non mi piace parlare di me stessa, mi piace godermi la vita privata. Mi sento un'incompresa per come gioco e per come vivo? No, penso che capirmi non sia così complicato». Possibile in effetti.

Eppure poi magari capita che oggi non ci riesca neppure una come Serena.

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