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Campionati con meno squadre e riduzione delle rose. Uva nuovo dg federale

Rifare il calcio italiano in tre anni. Massimo. Questo il tempo chiesto dall'inseparabile coppia Tavecchio-Lotito per attuare le riforme che dovrebbero rilanciare il pallone dello Stivale. Due i capisaldi della rivoluzione: riduzione dei club professionistici e delle rose, in soldoni un sensibile taglio dei costi. «La riforma dei campionati è la madre di tutte le battaglie», dice al termine del suo secondo consiglio federale, Carlo Tavecchio. La priorità è assoluta perché è soprattutto di natura economica «è evidente che non siamo in situazioni floride», ammette il presidente federale. Nel dettaglio entra Claudio Lotito, consigliere con delega alle riforme: «La Serie A a 18 squadre, la B a 18-20 e sulla Lega Pro di scendere il più possibile». I tempi li detta Tavecchio: «Nell'arco del triennio», anche se il suo mandato scade nel 2016. Il primo ostacolo arriva proprio da uno dei suoi grandi sostenitori, quel Macalli presidente della Lega Pro che avvisa: «La mia riforma è appena partita, posso andare domani mattina da un presidente e dirgli che 24 le mandiamo via? Se stiamo scherzando va bene».

Ma Tavecchio insiste: «Si apre la stagione delle riforme, la riduzione dei club sta nelle cose, non nelle chiacchiere». Il modello di riferimento è quello tedesco: «In Germania ci sono solo 54 club professionistici», sottolinea Lotito che poi si concentra sulla riforma delle rose alla quale si dovranno adeguare i club «in due-tre anni per un contenimento dei costi e la valorizzazione dei calciatori italiani che crescono nei vivai». 25 giocatori per squadra (di cui 4 cresciuti nelle giovanili e 4 in un vivaio nazionale) di fatto ci si adegua «gradualmente al modello Uefa per dare tempo a chi ha squadre extralarge».

Lotito va dritto per la sua strada, ma il suo presenzialismo in nazionale stona e a più riprese è oggetto di polemiche. Al “consiglio” a riflettere del presidente del Coni, Malagò, il numero uno della Lazio risponde così: «Io non devo riflettere su nulla. Stavo lavorando per le riforme con le componenti per trovare le soluzioni, non ero lì per vedere la partita». E trova sponda in Andrea Agnelli: «Lotito? In Nazionale comanda Conte. Lui ha un lavoro duro sulle riforme».

La conferma dalla bozza di riforme presentata ieri che prevede anche extracomunitari con curriculum (stile Premier League: presenze in nazionale, campionati professionistici...), fair play finanziario (stile Uefa), sviluppo del calcio femminile (super torneo con 12 squadre collegate ai grandi club) e l'altro cavallo di battaglia elettorale di Tavecchio, le multiproprietà. Lotito, diretto interessato con Lazio e Salernitana: «C'è disinformazione. Danno la possibilità di far coesistere la valorizzazione dei giovani e l'aumento dei ricavi, mentre le secondo squadre porterebbero ad un raddoppio dei costi». Già perché il filo conduttore della riforma è quello dei soldi, dei costi da tagliare.

Una spending review del pallone in piena regola, sulla quale a vigilare ci sarà Michele Uva, in qualità direttore generale della Figc, nominato proprio ieri. Lascia Coni Servizi salutato da Malagò e prende il posto di Antonello Valentini.

Sistemato l'ultimo tassello di peso, Tavecchio inaugura «la stagione delle riforme con criteri sburocratizzati e moderni».

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