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Il campione che Vale 100 milioni

Senza Rossi la MotoGp perderebbe il 30%: ecco perché tutti hanno paura di un suo addio

Il campione che Vale 100 milioni

Non c'è niente di più sbagliato che pensare a un complotto dei poteri forti spagnoli. Dobbiamo farcene una ragione: Jorge Lorenzo campione del mondo e tutto quanto andato in scena ai danni di Valentino Rossi nelle ultime due gare è semplicemente, crudemente, platealmente, un regolamento di conti. Però fra uomini. Fra sportivi. Fra non sportivi. Fra campioni. Mezzi campioni. Non campioni. Chiamateli come volete. La spagnola Dorna organizzatrice del motomondiale e di altre serie, padrona assoluta di questo sport, giro d'affari annuo solo di Motogp intorno ai 250 milioni di euro, è invece l'altra vittima. Perché mai ucciderebbe la propria gallina dalle uova d'oro; e perché vede invece bruscamente interrotto e messo a rischio un processo delicato a cui lavorava da tempo e volto unicamente a preparare un morbido addio di Vale. Morbido perché doveva, deve, dovrebbe tenerlo legato a questo mondo.Perché Vale è l'idolo di un popolo ma è un brand mondiale. Non è più un uomo. Come la Ferrari è la F1, Valentino è la moto. E come la Rossa ha vinto tanto, non vince sempre, ma ci deve essere. Le bandiere gialle che hanno dipinto per metà Valencia seguono quelle di Sepang, di Motegi, di vattelapesca. E fanno il paio con quelle rosse del Cavallino che ammantano le tribune di tutto il mondo. Ecco perché cruccio della Dorna era preparare bene il suo addio fissato per fine 2016. Così da non destabilizzare l'intero assetto economico di questo mondo. Perché quanto vale Vale? Stime al ribasso dicono che se lui domani se ne andasse sbattendo la porta, il giro d'affari crollerebbe di ben oltre il 30 per cento. In pratica è un uomo che con la propria presenza è capace di muovere 90-100 milioni l'anno. E infatti in pochi hanno fatto caso, ma prima ancora di congratularsi con Lorenzo campione, il capo della Dorna, lo spagnolo Carmelo Ezpeleta, è andato a farsi vedere da Valentino, quasi volesse dirgli con quel gesto «Vale non lasciarmi, adesso cercheremo di sistemare tutto».Per questo oggi Ezpeleta è disperato. Perché l'altra notte Valentino Rossi, il brand del motomondiale, non è andato alla serata di Galà del motomondo. Gesto fortissimo. E perché i grandi investitori del mondiale sono sul piede di guerra per i danni d'immagine causati da questo finale. E sono spagnoli: la Repsol (12 mln) ha tuonato ieri contro Rossi («rattristati dai suoi commenti sprezzanti, i campioni si vedono anche nella sconfitta») e la Movistar (5) ha cancellato feste. Ma di disperato non c'è solo Ezpeleta. Nel paddock di Valencia bastava sedersi a chiacchierare con gente dei team di Moto2 e Moto3 per capire quanto fosse serpeggiante la paura che per colpa di una lotta fra uomini di personalità e talenti ipertrofici andasse tutto a ramengo. «Noi viviamo di piccole sponsorizzazioni, marchi minori che investono piccole cifre ma per un unico scopo: poter avere i pass da dare ai propri fornitori o clienti per venire a vedere Valentino. Non le moto. Capite che senza di lui tutto crollerebbe». Quando nel 2010 Valentino si spaccò la gamba al Mugello e fu costretto a saltare tre gare, gli inserzionisti chiesero di rivedere al ribasso i contratti con le televisioni. Il brand Rossi è stato capace di far staccare in Malesia 6500 biglietti venduti direttamente dal fan club di Valentino. Matilde Tomagnini, una vita nel motomondiale, ex managing director del reparto corse Fiat, ricorda quando portò a termine la sponsorizzazione Fiat sulla Yamaha: «Sedici milioni per due anni e l'obiettivo di svecchiare il marchio grazie a lui. Ma senza Vale ce ne saremmo ben guardati d'investire... Rossi è esattamente come la Ferrari in F1».Forse di più. Leggenda vuole che chi governa il motomondo lo interpelli quando ha in mente cambi regolamentari o altre diavolerie. Non è leggenda, invece, che con la sua società VR46 curi il merchandising di molti piloti, compreso (e non si sa fino a quando) quello di Marquez e la vendita nei circuiti di bandiere e cappellini della maggioranza di piloti e marchi. Così come non è leggenda che tre quarti dei giovani piloti italiani siano sotto contratto o facciano riferimento sempre alla sua VR46. In pratica, i futuri talenti nostrani non li svezza la Federmoto italiana, ma Valentino.Nessun potere forte spagnolo dunque. Prova ne sia che lo spagnolo Ezpeleta della spagnola Dorna è stato convocato da Valentino italiano incazzato subito dopo la corsa. Segno che il brand Rossi conta, e molto, qui dentro. E se il biscottone, come lo chiama lui, se il complotto come lo chiamano in molti, se questo regolamento di conti ha incasinato tutto, è solo perché Valentino è troppo grande per chi gestisce questo carrozzone.

E Marquez l'ha capito per primo.

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