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Quando la fortuna non aiuta gli audaci

Quando la fortuna non aiuta gli audaci

Pali e Spalletti. Partita di spigoli e spigolature, la fortuna non aiuta sempre gli audaci, se accadeva con gli antichi romani, così non accade con i romanisti che hanno continuato a vedere le loro speranze sbattere contro i pali della porta milanese.

L'immagine di Walter Sabatini, affranto, con le mani che gli coprivano l'austero e avvampato volto, era la chiave per leggere l'Inter che dovrebbe essere e non era, fino a quando il ragazzo della pampa non ha destato una Beneamata un po' stranita.

Uguale sensazione osservando lo scheletrico Spalletti Luciano che ha dovuto fare i conti con il proprio passato prossimo, prima soffrendo, temendo, urlando, quindi strozzando, dentro di sé, l'emozione rabbiosa quando Icardi ha messo in porta il gol della vittoria. Idem come sopra per Totti&Monchi, passati dal paradiso all'inferno, come accade spesso alla lupa giallorossa.

Sabato da tango argentino, dunque, Dybala e Icardi, figli di una terra nella quale il calcio ha riempito libri e poesie, eroi e martiri, maledetti e raffinati. Il calcio è bello perché riesce a superare le tecnologie, le riforme, le rivoluzioni. Può farlo perché ha ancora e sempre avrà, almeno è l'augurio, gli artisti, i prestipedatori come scriveva Gianni Brera, quelli che non abbisognano degli schemi per sapere quello che sia necessario fare. Fanno, a prescindere. L'Inter è un cavallo che allarga le froge e ha voglia di vincere le grandi corse. Cina batte America. Questo è il football dell'Olimpico.

Var o non Var che piaccia.

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