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Chiesto il carcere per Conte E pesa la sentenza sportiva

Sei mesi con la condizionale la richiesta del pm Di Martino Ma i legali del ct sottolineano il cambio del capo d'accusa «È passato da comportamento attivo a condotta omissiva»

Chiesto il carcere per Conte E pesa la sentenza sportiva

«Non so se Conte fosse a conoscenza preventivamente di questo accordo assunto in occasione della partita di andata. Posso solo dire che quando l'argomento fu introdotto ci lasciò sostanzialmente decidere come meglio credevamo, ciascuno per conto suo. In sostanza lui si chiamò fuori. Conte ribadì che lui ci teneva ad arrivare primo, ma che, qualora la squadra si fosse ritenuta impegnata dall'accordo con l'Albinoleffe ci avrebbe lasciato fare». Questo, racconta l'ex portiere del Siena Ferdinando Coppola, fu l'atteggiamento tra il farisaico e l'ammiccante che Antonio Conte tenne quando venne a sapere che i suoi ragazzi si erano venduti con mesi d'anticipo la partita del 29 maggio 2011. E per la Procura quella testimonianza, rafforzata e riscontrata da altri verbali, non lascia spazio a indulgenze: quel «fate voi» fu un via libera decisivo perché la combine andasse in porto. E Conte ne deve rispondere in base al codice penale. Richiesta di pena, avanzata ieri dal pm Roberto Di Martino: sei mesi di carcere. Pena attutita dalla condizionale ma che rischia di macchiare indelebilmente l'immagine dell'attuale ct azzurro, nel momento in cui si prepara a lasciare la Nazionale per andare a sedere sulla panchina del Chelsea. In Inghilterra, come è noto, a queste disavventure stanno più attenti che in Italia: ne sa qualcosa Fabio Capello, investito dai titoli dei tabloid nel 2008 quando, mentre allenava l'Inghilterra, venne inquisito in Italia per evasione fiscale. E nel caso di Conte si parla addirittura di partite vendute con la sua acquiescenza, un peccato non veniale per un coach. Ma, almeno finora, i guai giudiziari di Conte non sembrano stuzzicare più di tanto l'interesse della stampa inglese, che per ora racconta soprattutto lo stile da sergente di ferro dell'ex allenatore della Juve, destinato a cambiare radicalmente il clima del dopo-Mourinho nel club londinese.

Certo, bisogna attendere quel che deciderà il giudice al momento della sentenza. Conte, d'intesa con i suoi legali, ha scelto il rito abbreviato per accorciare i tempi: il suo obiettivo è incassare l'assoluzione in tempi rapidi, in modo da presentarsi senza imbarazzi sia sulla panchina azzurra dei prossimi Europei (debutto dell'Italia il 13 giugno contro il Belgio), e subito dopo su quella del Chelsea. Ma quante possibilità ci sono che il giudice ritenga inconsistenti le prove raccolte contro di lui, piccolo ma ingombrante capitolo della megainchiesta della procura cremonese sul calcio scommesse? Dalla sua, Conte ha la decisione delle Federcalcio di non costituirsi parte civile nei suoi confronti, a differenza della stragrande parte dei tesserati inquisiti a Cremona. Ma sull'altro piatto della bilancia c'è la sentenza della giustizia sportiva, che lo ha ritenuto colpevole e lo ha (anche se blandamente: quattro mesi) condannato per illecito. È un precedente che ovviamente non vincola il giudice penale: ma è un precedente. Ieri l'avvocato Leo Cammarata ha spiegato che la richiesta di condanna da parte della Procura era ampiamente prevista, ma ha sottolineato la modifica in meglio del capo d'accusa: «Al mio assistito viene contestata una condotta omissiva, ovvero un obbligo da parte dell'allenatore di impedire l'evento, mentre prima era contestato un comportamento attivo». «Siamo pronti a confutare questo in fatto e in diritto - ha aggiunto il legale - e siamo fiduciosi delle nostre argomentazioni».

L'intervento dei legali di Conte è previsto per l'11 aprile; a metà maggio la sentenza.

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