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«Cibo e recupero, ecco perché ora si dura di più»

Il preparatore atletico: «Passi giganti sull'alimentazione e le tecniche di ripresa dallo sforzo»

Antonio Ruzzo

Milano L'ultimo a far parlare di sé, vincendo a 35 anni l'Australian Open è stato Roger Federer. Ma da Francesco Totti a Gigi Buffon, da Valentino Rossi a Serena Williams lei pure vincente in Australia sono sempre di più gli atleti che durano nel tempo. È sempre stato così e basta pensare a due miti azzurri come Dino Zoff o al campione di slittino Armin Zoeggeler per rendersi conto che spesso la vittoria non ha età. Ma negli ultimi anni di più. Certo servono classe, testa e grandi motivazioni e non è una «miscela» che tutti hanno nel dna. Ma è una dato che la vita sportiva e agonistica di molti atleti si stia allungando con imprese ed exploit sempre meno isolati anche perché è cambiato il modo di allenarsi, di alimentarsi, di curarsi, di recuperare dopo un infortunio. «Sì è così sono cambiate le tecniche di allenamento ma soprattutto la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante per quanto riguarda l'alimentazione e le fasi di recupero - spiega Fabio Vedana, preparatore atletico già responsabile della nazionale élite azzurra di triathlon e di quella olimpica svizzera - Un atleta dà il meglio di sé quando raggiunge la maturità ma negli anni passati non sempre quel momento coincideva con un'integrita fisica in grado di sostenerla». In qualche lustro è cambiato tutto. «Sono cambiati soprattutto gli allenamenti - spiega Vedana - C'è una personalizzazione estrema dei lavori, si diversificano i carichi allenanti e si fanno preparazioni che hanno intensità più basse e più mirate alla qualità. Ciò permette ad una atleta di vivere agonisticamente più a lungo...» Così Roger Federer si può permettere di vincere a 35anni una prova dello Slam quando, vent'anni fa, Borg o Mc Enroe alla stessa età venivano più o meno già considerati degli ex. «Questo discorso si può fare per tutti gli sport e anche per gli arbitri - spiega Vedana - anche se è ovvio che vale maggiormente per gli sport di resistenza. Negli sport di contatto come il calcio l'incognita è ovviamente legata agli infortuni». Quando passano gli anni uno dei problemi più grossi è il recupero dagli incidenti: «Una volta era sicuramente così, oggi meno - conclude - Con le nuove tecniche terapeutiche si sa come curare le lesioni e come tornare efficienti». Ma un segreto c'è: «È l'intelligenza. Chi dura nel tempo è sempre un atleta intelligente. E ciò significa conoscersi, sapere ciò che si deve fare per star bene, sapersi allenare e arrivare sempre al top ad un appuntamento importante...».

E non è poco.

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