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Ciclismo, ecco il doping 4.0: lo "speed gel" da spalmare sulle gambe

Dopo Epo, Cera e il motorino inserito nella canna della bicicletta, il mondo del ciclismo potrebbe fare i conti con una nuova forma di doping: una crema da spalmare sulle gambe per rendere il corridore più aerodinamico. Indaga l'Uci

Ciclismo, ecco il doping 4.0: lo "speed gel" da spalmare sulle gambe

Si chiama speed gel, letteralmente "gel per la velocità", e qualcuno lo ha già soprannominato doping 4.0, dopo gli scandali del passato legati a Epo, Cera e i motorini inseriti nella bici. Si tratta di una crema che spalmata sulle gambe rende il corridore più aerodinamico, migliorandone il rendimento. Lo speed gel ha appena fatto la sua comparsa al Giro del Delfinato, una corsa che si svolge nella prima settimana di giugno in Francia e che rappresenta una delle principali tappe di avvicinamento al Tour de France. Ma l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) non è rimasta a guardare e al termine della corsa ha aperto un'indagine sullo speed gel.

Neanche il tempo di esordire nel mondo del ciclismo, che già molti appassionati di ciclismo storcono il naso. Durante la cronosquadre del Giro del Delfinato, terminato domenica 10 giugno con la vittoria di Geraint Thomas, i corridori del team Lotto-Soudal hanno applicato un gel sulle proprio gambe. Le inquadrature delle telecamere non hanno lasciato spazio a dubbi, facendo vedere le gambe degli atleti cosparse di un gel su cui risaltavano delle palline bianche. È una sorta di doping? In un certo senso sì.

Nell'intervista rilasciata a Sporza, Servaas Bingé, il medico della squadra belga, ha spiegato che lo speed gel "riduce la resistenza dell’aria: maggiore è la velocità, maggiore è il vantaggio che si ottiene dall’aerodinamica. Ogni piccolo aiuto è importante e noi cerchiamo di dare il meglio ai nostri corridori. Questo gel dà un vantaggio aerodinamico e forse anche mentale". Nessuno prima del Giro del Delfinato conosceva il prodotto. Il commissario di corsa Jean-Michel Voets ha detto che "Non posso sapere se sia lecito o no, ma penso che sia meglio valutare tutto a fine corsa".

E infatti, poche ore dopo l'UCI ha aperto un'inchiesta per vederci più chiaro.

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