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Ciclismo shock: controlli doping a bimbi di 12 anni

Pier Augusto Stagi

Vanno seguiti, educati e anche controllati. I genitori lo sanno, ma non sapevano che anche il Ministero della Sanità ha il potere (nella sostanza la facoltà, non il dovere per ragazzi così giovani, ndr) di controllare i ragazzini che praticano sport. Come? Come si fa con gli adulti, con un esame delle urine a sorpresa e com'è accaduto domenica scorsa sulle strade di Tradate, un paese in provincia di Varese dove si correva un gara giovanile.

Un controllo antidoping in piena regola riservato alla categoria giovanissimi (6-12 anni, in questo caso i G6 12 anni). «È giusto che il Ministero faccia i suoi controlli in completa autonomia spiega Fabio Perego, consigliere regionale, nonché responsabile del settore pista e giovanissimi - ma non bisogna neanche esagerare come in questo caso. Per questo mi sono permesso di scrivere una lettera che presenterò al mio presidente Regionale (Francesco Bernardelli, ndr) il quale poi provvederà muoversi in ambito nazionale: la questione va chiarita».

Va detto che questo fuori programma ha sorpreso un po' tutti e non è stato preso bene vista la giovanissima età dei controllati. Perplessità e proteste, dai genitori agli organizzatori, per arrivare al dottor Carlo Guardascione, presidente dell'Associazione medico sportiva varesina: «In 30 anni di attività non ho mai visto una cosa del genere ci ha confermato il medico-. Secondo il regolamento della Federazione ciclistica italiana si inizia a parlare di agonismo dai 13 anni in su, che corrispondono alla categoria Esordienti. Come la penso? Giusto monitorare anche i più piccoli, ma c'è un limite. Gli sforzi vanno concentrati in categorie molto più esasperate e sensibili a certe pratiche.

È come se in uno stadio si facessero entrare degli hooligans e poi si blocca ai tornelli un papà perché il suo ragazzino ha una bottiglietta di acqua».

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